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VITTORIO COLETTI - ROMANZO MONDO_Riassunto, Summaries of Literature

Riassunto di VITTORIO COLETTI - ROMANZO MONDO

Typology: Summaries

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VITTORIO COLETTI, ROMANZO MONDO, BOLOGNA, IL MULINO, 2011
Introduzione: Il testo si propone di analizzare "il superamento delle
distinzioni e delle proprietà nazionali nel romanzo. Viene definito romanzo
mondo quel tipo di testi che nascono esplicitamente per un consumo globale.
Diversamente dalle opere mondo, che Secondo Franco Moretti sono i grandi
capolavori dell'epica moderna, vengono definiti 'mondo' quei romanzi che
non appartengono ad una cultura nazionale ben precisa. "Si tratta di opere
molto traducibili che ambiscono al mercato globale, desideroso di acquistare
prodotti standardizzati e ben padroneggiabili, ma conditi di sapori locali" (p.
9). Il romanzo mondo è per natura adatto ad una lettura di tipo mondiale perché è proponibile e
leggibile in qualsiasi parte del globo. Sono testi destinati quindi al consumo globale e sono
espressione di "modelli e pressioni sovranazionali".
Capitolo I: Il mondo della letteratura - La letteratura tra le arti è quella che più delle altra è
legata ai confini nazionali. Mentre altre arti possono essere studiate secondo una storia generale, la
letteratura, e quindi anche il romanzo, viene generalmente studiata nell'ambito "del suo piccolo
contesto nazionale
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. Anche i critici continuano ad analizzare le opere usando testi e scrittori della
loro stessa tradizione linguistica e culturale. "Il testo si esprime attraverso il linguaggio verbale e
questo è per definizione locale o, tutt'al più, nazionale, dialetto o lingua. In realtà il rapporto tra
lingua e letteratura non è sempre stato così stretto (basti pensare al medioevo europeo)” (p. 15).
Inoltre "la traversalità continentale della letteratura è stata a lungo un dato di fatto" (p. 16). È
con l'ancien régime che la letteratura cerca di imporsi come espressione delle rispettive civiltà
nationali ripiegando nei suoi confini linguistici e puntando all'autosufficienza. Bisogna notare che
certi generi letterari sono più predisposti ad avere un maggiore radicamento territoriale come per
esempio la poesia, maggiormante esposta alla componente linguistica. Invece è stato il romanzo,
comparso con le letterature nazionali, ad abbattere più decisamente i confini dentro i qualiera nato e
a far da vettore alla transnazionalità letteraria moderna.
Per più di un secolo e mezzo si è pensato che la letteratura sia "un'arte endogena, centripeda,
abbondantemente spiegabile e consumabile dentro i confini in cui viene prodotta" (p. 17). Si
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Milan Kundera, Il Sipario, Mialano, Adelphi, 2005, p. 47
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VITTORIO COLETTI, ROMANZO MONDO , BOLOGNA, IL MULINO, 2011

Introduzione: Il testo si propone di analizzare "il superamento delle distinzioni e delle proprietà nazionali nel romanzo. Viene definito romanzo mondo quel tipo di testi che nascono esplicitamente per un consumo globale. Diversamente dalle opere mondo, che Secondo Franco Moretti sono i grandi capolavori dell'epica moderna, vengono definiti 'mondo' quei romanzi che non appartengono ad una cultura nazionale ben precisa. "Si tratta di opere molto traducibili che ambiscono al mercato globale, desideroso di acquistare prodotti standardizzati e ben padroneggiabili, ma conditi di sapori locali" (p. 9). Il romanzo mondo è per natura adatto ad una lettura di tipo mondiale perché è proponibile e leggibile in qualsiasi parte del globo. Sono testi destinati quindi al consumo globale e sono espressione di "modelli e pressioni sovranazionali".

Capitolo I: Il mondo della letteratura - La letteratura tra le arti è quella che più delle altra è legata ai confini nazionali. Mentre altre arti possono essere studiate secondo una storia generale, la letteratura, e quindi anche il romanzo, viene generalmente studiata nell'ambito "del suo piccolo contesto nazionale”^1. Anche i critici continuano ad analizzare le opere usando testi e scrittori della loro stessa tradizione linguistica e culturale. "Il testo si esprime attraverso il linguaggio verbale e questo è per definizione locale o, tutt'al più, nazionale, dialetto o lingua. In realtà il rapporto tra lingua e letteratura non è sempre stato così stretto (basti pensare al medioevo europeo)” (p. 15).

Inoltre "la traversalità continentale della letteratura è stata a lungo un dato di fatto" (p. 16). È con l' ancien régime che la letteratura cerca di imporsi come espressione delle rispettive civiltà nationali ripiegando nei suoi confini linguistici e puntando all'autosufficienza. Bisogna notare che certi generi letterari sono più predisposti ad avere un maggiore radicamento territoriale come per esempio la poesia, maggiormante esposta alla componente linguistica. Invece è stato il romanzo, comparso con le letterature nazionali, ad abbattere più decisamente i confini dentro i qualiera nato e a far da vettore alla transnazionalità letteraria moderna.

Per più di un secolo e mezzo si è pensato che la letteratura sia "un'arte endogena, centripeda, abbondantemente spiegabile e consumabile dentro i confini in cui viene prodotta" (p. 17). Si

(^1) Milan Kundera, Il Sipario , Mialano, Adelphi, 2005, p. 47

dimenticano in questo modo secoli di trasversalità letteraria europea. Nell'Ottocento la storia letteraria si identifica con la storia nazionale. si perde di vista che in verità che stavano aumentando le somiglianze tra le diverse realtà nazionali. D'altra parte la letteratura creativa si è sempre più riconosciuta all' interno dei propri confini nazionali credendo a quello che è teorizzato dalla critica. "La letteratura esalta la sua proprietà anche linguistica autoctona proprio quando la sua esigenza di circolare nel mondo si fa più forte e più forte è la pressione del mondo su di essa". È interessante vedere che il mondo è maggiormente incombente quando le letterature sono nazionalie che il radicamento è maggiore quarto maggiori Sono gli influssi, gli spostamenti e i contatti tra i paesi e i linguaggi. "Sembra quasi che l'ancoraggio delle letterature sia una risposta una preveggente reazione a uso ineliminabile polsione all'internazionalità alta sovralocalità della letteratura" (p. 18). Nel Novecento il mondo appare agli scrittori, come ai personaggi dei loro libri, come un nemico o ora terra pericolosa e ignota, un nemico che minaccia il sicuro nido nazionale. "Il mondo incombeva sul segmento individuale e puntuale occupato dai personaggi frastornando la loro fragile singolarità con la sua caotica pluralità" (p. 19).

Perde importanza il particolare e il locale e il mondo rischia di inglobare in se stesso il territorio linguistico e culturale cancellando così l'identità dei singoli. Per questo motivo "le prime apparizioni, le prime tematizzazioni consapevoli della dimensione mondo hanno avuto nel romanzo i contorni dell'angoscia e della paura". Il romanzo nasce e si diffonde nell'età moderna in Occidente nei vari stati nazionali ed è "il genere della storia, del tempo misurato e calato in spazi noti" (p. 20). Nel romanzo la storia si svolge in un luogo ben preciso in un tempo fissato, nel passato o nel presente. Come sostiene Franco Moretti, i luoghi sono fondamentalmente al centro del grande romanzo europeo e perfino influenzano luoghi non originari delle sue forme, come nel caso delle romanzo russo e latino americano.

Il romanzo presuppone non solo luoghi ma anche la cultura di questi luoghi (nomi di persone, luoghi, eventi, mappe, ecc.). "Se non ci fossero luoghi precisi, questi romanzi non avrebbero neppure il loro significato universale, perchiedere la loro forza di significazione discende dalla concretezza dalla riconoscibilità individuale i luoghi e tempi perchè la loro forza di significazione di scendere dalla concretezza, dalla riconoscibilità individuale di luoghi e tempi" (p. 21). Quindi va riconosciuto che il romanzo è fatemente legato alle sue origini, come espresso dallo scrittore yiddish Singer. Infatti secondo lui,

tutti i grandi maestri hanno radicato la loro opera in una cultura, non foss'altro che per combatterla.

nazionalista-islamica perché visto troppo occidentale.

"L'istanza ideologica nazionalista e fondamentalista spesa oggi soprattutto su questi scrittori del quarto mondo, chiamati a rispondere a delle comunità e alle loro ideologie, impossibilitati a farlo in maniera per esse persuasiva dentro un formato così individualista come quello del romanzo"(p. 26). L'indiano Salman Rushdie è stato spesso portato a rivendicare la propria cultura di origine. In ogni caso è stato comunque respinto dalla sua cultura originaria poiché si è presentato sempre come uno scrittore orientata verso l'Occidente e che osserva la propria terra con gli occhi di uo occidentale. "I luoghi anno più probabilità di restare o tornare a essere importanti e letterariamente operativi in romanzi di letterati non occidentali o di terre non del tutto occidentalizzate o nuovamente deoccidentalizzate. Il particolare e il regionale in questi libri sono primari e insostituibili[...]. Solo che sono in funzione più di una cultura, di una visione del mondo, di un'ideologia che di un individuo [...]. I tratti locali sono non solo un' ambiente narrativo ma anche un'opposizione politica e culturale mancata" (p. 27). In questa moltiplicazione dei luoghi del romanzo non bisogna dimenticare il processo di uniformazione e della vittoria di una cultura, secondo quello espresso da Edward Said, che lo vedeva come il simbolo dell'occidentalizzazione forzata del terzo mondo. secondo Valdez Moses la presenza sempremaggiore di romanzi proveniti dal terzo mondo è

il più vistoso indizio di una letteratura mondo che mette al centro l'ibridazione globale della cultura letteraria, politica, economica^6_._ Comune non è solo lo stile Mqancte una reazione all'avanzamento della globalizzazione culturale. L'esotismo è uno dei modi in cui il romanzo è uscito dai propri confini nazionali. L'esotismo esalta le differenze fra le società e le culture. "L'esotismo[...] non è garanzia di trasversalità" Infatti "se lo scrittore punta a mondi distanti tanto nel tempo quanto nello spazio l'eurocentrismo il nazionalismo culturale diventano ancora più forti" (p. 28). Nell'esotismo sono le differenze ad essere esaltatementre nella, globalizzazione tutto viene omologato. Per questo l'esotismo e la globalizzazione sono vie estetiche contrarie. La letteratura mondo non è esotica.

La molteplicità della letteratura mondo è visibile anche nella 'creolizzazione' della lingua del romanzo. L'utilizzo di lingua creole nel romanzo è forse una delle manifestazioni della dialettica tra il locale e il generale. Pertanto "c'è nella rivendicazione delle lingue creole come strumento narrativo [...] l'idea sacrosanta che una lingua non sia solo un modo per riprodurre una realtà storica e sociale [...], ma anche uno strumento per conservare una realtà fantastica, un repertorio

(^6) Michael Valdez Moses, The novel and the Globalization of Culture , New York, Oxford: Oxford University Press, 1995, p. 24

immaginativo non comune nel romanzo europeo" (p. 29). Nel Novecento si impone il romanzo sudamericano in lingua spagnola e portoghese. sono operaconforti colori locali, ma che sono pienamente fruibili da lontano in una prospettiva europea. Inoltre in questi romanzi è percepibile una sorta di oralità popolare come forma di narrazione.

"Lo spagnolo e il portoghese dei grandi scrittori sudamericani sono lingue ufficiali di stati in cui sono in realtà lingue seconde" infatti “si tratta spesso di autori plurilingui" come Vargas Llosa e Jorge Luis Borges, oppure "scrittori che sfruttano accortamente la dimensione locale e sono immersi in quella mondiale" e "esistono soltanto in quella" come Paulo Coelho e Luis Sepúlveda. La Stessa cosa accade in quella che Pascale Casanova chiama "l'internazionale delle piccole patrie", come la creolità svizzera e antilliana o il paradigma irlandese. "Il luogo nativo è ancora forte, centrale nel romanzo, letterariamente imprescindibile e non surrogabile da altri. Al centro (o quando si tende al centro e al suo grande mercato) questa evidenza dei luoghi i propri, il valore non dimenticato delle radici, sono meno forti, meno letterariamente efficaci" (p. 30).

Milano Kundera sostiene che la letteratura mondo sia quella che illustra il 'grande contesto' dentro il quale solo può piegarsi. Questo 'grande contesto' è principalmente sovranazionale. L'Europa fallisce poiché non è "riuscita a pensare la propria letteratura come un'entità storica". Citando la Weltlitertur coniata da Goethe, Kundera pensa che la tteratura mondo sia "quella degli scrittori che dialogano e si confrontano fra loro al di là delle frontiere linguistiche e culturali nazionali” (p. 31). Questa è una letteratura mondo in quanto il successo e l'eccezionalità delle opere che lacostituiscono formano una rete sovranazionale di esperienze letterarie in dialogo reciproco. Si tradurrebbe in maniera migliore il termine Weltliteratur come letteratura universale piuttosto che letteratura mondiale. F Moretti la chiamerebbe invece 'opere mondo'. Queste sono espressione, secondo il critico, della modernità ed esprimono la sua precarietà e le sue incertezze.

Il loro referente geografico non è più lo Stato-nazione, ma un'entità più ampia: un continente, o il sistema-mondo nel suo insieme^7_._ Sono i classici contemporanei che come quelli antichi non hanno una collocazione geografica bensìè rappresentativo dell'intera umanità. "Questa letteratura è del mondo perché è il il prodotto più alto [...] del mondo della letteratura, delle sue reciproche conoscenze e influenze” (p. 32). Invece il romanzo ha uno stretto legame con la sua terra d'origine. Nasce e si afferma con una forte caratterizzazione linguistica e culturale. Per questo motivo "la forza internazionale dei grandi scrittori otto-novecenteschi è direttamente proporzionale al loro radicamento nazionale o regionale"

(^7) Franco Moretti , Opere mondo , Torino: Einaudi, 1994, p. 47

percezione del mondo anche se mai soddisfatta di sé né esauriente. In questo senso la 'letteratura mondo' sembra «il concerto della moltiplicità delle esperienze». C'è da dire che alcuni intellettuali cercano di trasformare lo sradicamento in una nuova spinta creativa. "Gli intellettuali si sono resi conto che si cambia il mondo, nel senso che diventa più uniforme cambia anche la letteratura mondo" (p. 37). Oggi la letteratura ha il compito abolire i confini, non solo di superarli, dato che siamo nell'era delle somiglianze, dell'omologazionee della globalizzazione. La nuova Weltliteratureparte dal mondo per arrivare alle patrie, è quella che oggi viene chiamata World Literature.

Questa letteratura ha in sé dalla nascita caratteri transnazionali per cultura, ambientazione e problemi. I suoi aspetti locali àosangono perciò secondari e marginali. "Il mondo è il suo obiettivo di partenza" e, per dirla come Baricco il suo paese è l'«unico paese» in cui è presente l'immagine di tutto il mondo^9. Il romanzo mondo parte già attrezzata per superare i confini nazionali e usa il locale per far sembrare meno falso il mercato mondiale a cui si rivolge. Questa narrativa nasce spesso già rivolta al mezzo che meglio trasmette il romanzo per il mondo, cioè il cinema. Usando le parole di P. V. Mengaldo si può dire che "

è vero che la narrativa è sempre stata molto più "trasversale" della poesia: anche nell'Ottocento, spesso su minimi denominatori francesi; ma ciò non toglie che è impossibile non accorgersi ad apertura di pagina che Stendhal e Balzac sono francesi, Dickens e Thackeray inglesi, per non parlare dei "santi", inconfondibili russi [...] nei decenni più recenti non è sempre possibile né produttivo differenziare le opere di narrazione occidentale in base al paese di provenienza^10_._ La perdita della dimensione nazionale è caratteristica importante del romanzo del Novecento e lo sradicamento è stato a lungo motivo di riflessione e narrazione, di contraddizioni e sofferenze, prima di diventare una forma pacifica della comunicazione letteraria.

Capitolo II: Lingue e letterature - Nel primo Novecento le frontiere tra le nazioni Cominciano a sparire e la letteratura prende a passare da una nazione all'altra superando anche le differenze di strati sociali. Gli autori inglesi sono quelli che per primi vengano investiti da questo fenomeno favoriti dalla dimensione cosmopolita dell'impero britannico. Conrad può essere definito il primo caso di 'scrittore mondo'. Egli usa una lingua non materna e i suoi romanzi hanno un'ambientazione planetaria. Secondo lo scrittore Milan Kundera "Il romanzo moderno [...] si sottrae ai vincoli e alla braccio della lingua in cui è stato scritto e non solo circola, ma è anche

(^9) Alessandro Baricco, Next. Piccolo libro sulla globalizzazione e sul mondo che verrà , Milano, Feltrinelli, 2002, p. 19 (^10) Pier Vincenzo Mengaldo, Aspetti tipologici della narrativa del Novecento, in Lingua storia cultura: una lunga fedeltà. Per Gian Luigi Beccaria , a cura di P. M. Bertinetto, C. Marazzini e E. Soletti, Alessandria, Edizioni Dell'Orso, 2010, p. 176

pienamente gustabile e operante in lingue diverse. Il suo codice letterario è un esperanto mondiale" (p. 46).

Per questo motivo il romanzo è un genere che è adatto alla traduzione. Italo Calvino nel 1965 scrive prevedendo la situazione contemporanea che ogni lingua avrebbe costituito

un polo di immediata traducibilità nelle altre lingue e un polo in cui si e distillerà l'essenza più peculiare e segreta della lingua intraducibile per eccellenza^11_._ La traduzione è uno dei mezzi più importanti per il successodi un libro, nella "repubblica mondiale delle lettere" la sua traducibilità è elemento fondamentale (p. 47). La traduzione oggi non è solo Un processo editoriale di diffusione riservato a pochi libri, ma è la dimensione; a cui molti romanzi vivono e vengono concepiti. "Ci sono libri che nascono contemporaneamente in più lingue".

Quindi "molti libri una scorreggia nella lingua del mondo ho lo diventano passando da essa alle lingue seconde" (p. 48). La lingua della tradizione opera un appiattimento eliminando tratti caratteriali della lingua di partenza e di arrivo. Il risultato è una lingua linguisticamente omogenea. Quindi nel processo della traduzione le distanze geolinguistiche e cronologiche vengono ridotte. La traduzione attualizza anche testi antichi e meno recenti. "la traduzione metti il libro in un paese terzo, senza personalità linguistica propria, partecipe di più anime in fondo senza nessuna [...]. La traduzione moderna [...] situa i suoi prodotti in una scrittura metastorica e internazionale" (p. 50). L'uso da parte di uno scrittore di una lingua che non è sua lingua materna è un fenomeno abbastanza comune nel panorama letterario mondiale. Le prime testimonianze di questo fenomeno risalgono ai primi anni del Novecento quando molti intellettuali lasciano la Russia della rivoluzione comunista e distaccandosi dalla lingua della propria patria cominciano ad usare il francese, lingua dell'intellighenzia slava. Questo fatto continua per buona parte del Novecento. "Sempre più scrittori scrivono in una lingua non materna o non nazionale o non della nazione qui vivono. La letteratura cosiddetta postcoloniale è segnata da questa caratteristica" (p. 52). Per questa motivo in molti casi "le lingue con tante patrie non ne hanno più nessuna. Infatti in questo periodo l'inglese trasmesso di essere lingua degli inglesi, ma è diventata lingua internazionale del romanzo.

La maggior parte della letteratura postcoloniale nasce da una condizione dei sradicamento, di vuoto nazionale e culturale. C'è sempre un maggior numero di scrittori che preferiscono scrivere in una lingua internazionale guadagnando spesso molto soccesso. Secondo lo scrittore afgano Atiq Rahimi "la lingua materna, come vuole sono nome, è una lingua sacra, difficile da trasgredire,

(^11) Italo Calvino, L'antilingua , in Una pietra sopra , Milano:Mondadori, 2002, p. 153

luoghi sono spesso un' fondale tanto vistoso quanto secondario e surrogabile da altri diversi" (p.70). Molto spesso i romanzi sono ambientati in paesi differenti da quello del narratore con personaggicreati secondo le conoscenze culturali e non famigliari dell'autore. mi romanzi contemporanei il luogo pur restando importantediventa scenario di storie che potrebbero accadere in qualsiasi parte del mondo.

Il luogo è "il tratto diversificante e quindi anche attraente di una storia che però potrebbe succedere ovunque". bisogna specificare che i romanzimondo non sono un'invenzione della nostra epoca. ci sono generi letterari che nascono come globali: questo e il caso dei libri per l'infanzia. Infatti si tratta i romanzi prodotti e compresi in tutto il mondo pur mantenendo i loro tratti locali. molto probabilmenteè Il moralismo di tipo Borghese adesso e globale. in fondo"le motivazioni pedagogiche e ideologiche che stanno in ruolo non meno importante dietro quelle letterarie e culturali specifiche sono universali molto più comuni ai libri di diversi paesi che differenziate" (p. 73). Spesso in questi libri i tratti locali vengono annullati per far prevalere la misura pedagogica e ideologica che si basa su principi di tipo borghese e popolare. In questo ultimo periodo un fenomeno importante di questa tipologia di romanzi e stato quello della serie di Harry Potter di Joanne Rowling, che hanno finito di creare un mondo trasversalemente linguistico, ideologico e pedagogico. Questi romanzi nascono nell'inglese globale vengono distribuiti contemporaneamente in tutto il mondo. Essi propongono un mondo fantastico che si adegua in maniera perfetta al cinema. La loro forma e loro messaggio sono pienamente globali. "La serie di Harry Potter, unendo la tipologia del libro per ragazzi a quella del fantastico porta con sé i due ingredienti più adatti non solo a fornire la circolazione mondiale di un romanzo, ma anche di fargli perdere la sua identità nazionale originaria" (p. 74).

Oltre questo il fantastico ha avuto già dall'Ottocento una caratteristica mondiale ed è stato alla base del giallo moderno. Questo è un genere di consumo che si fonda sulla flessibilità dei dettagli locali storici sono libri in cui il luogo è fondamentalmente intercambiabile. fin dall'Ottocento Parigi è stata la città ideale per romanzo fantastico e noir. comunque non è la Parigi reale ma quella dei giornalisti, degli intellettuali ed i turisti. Parigi diventa la cornice di romanzi globali, per esempio Il codice da Vinci di Dan Brown e Il pendolo di Focault di Umberto Eco.

Nel caso del Codice da Vinci l'Europa vieni vista negli occhi un americano, perciò il romanzo si svolge in luoghi confezionati per i turisti. Il romanzo nasce già come best sellers globale proprio per il fatto che i suoi tratti locali sono rimpiazzati da una internazionalizzazione totale. Il mondo è descritto secondo stereotipi prevedibili, completamente in linea con le pretese delle

mercato mondia. Questo perciò è un romanzo senza patria.

Molto più ben documentato è il pendolo di Focault Umberto Eco, ma la Parigi di questo romanzo è pur sempre una Parigi da guida se non turistica, culturale. Pur presentando una realtà meno stereotipata del Codice da Vinci , il romanzo è costruito in vista di un pubblico globale con un buon tasso di leggibilità, nonostante la complessità letteraria e culturale. Quella presentata da eco non è appartenente alla sua cultura nazionale ma si riferisce ad una stagione della cultura mondiale. in conclusione si può dire che i libri come quelli di Eco e di Brown appartengono più al mondo del lettore che a quello dello scrittore.

Gli stessi libri di fantascienza hanno questa stessa caratteristica internazionale e sovranazionale. Da ciò si deduce che "quanto più i romanzi sono condizionati dal genere tanto più sono potenzialmente ubi qui e consumabili e a misura mondo. È ben noto che la narrativa popolare di consumo e la più condizionata dalle regole del genere" (p. 80).

Un’altro genere mondo è certamente i giallo che spesso hanno come teatro il mondo pur mantenedo in sé una forte connotazione locale. “La trasversalità linguistico-culturale è la non patria di questi libri, il metaluogo che li fa attuali[…] e generici” (p. 81).Caratteristiche generali e sempre uguali sono presenti in questi poliziotti-investigatori, intelligenti e ‘buoni’, ottimi personaggi per la televisione. I luoghi in cui si svolgono le vicende sono caratterizzanti, ma non essenziali. “Il giallo è la risposta più fortunata alla fine delle patrie e alla trasformazione del mondo in luogo unico” (p. 82). La caratteristiche comuni dei gialli nel Novecento si sono intensificate e le caratteristiche regionali di conseguenza si sono indebolite. Il giallo è diventato per questo motivo un genere privilegiato del romanzo mondo.

Capitolo IV: In provincia d’Italia - Il romanzo italiano risulta ancora molto legato alla storia alla società, al paesaggio e alla linguistica nazionale. Perfino i generi più globali, come il giallo, in Italia ha i suoi migliori esempliari in scrittori molto contaminati dalla misura storica locale. Anche se alcuni autori come va Faletti si sono adeguati a tendenze per il consumo extraterritoriale, scrittori come Massimo Carlotto, Camilleri, Carofiglio, Lucarelli rimangono fortemente legati alle proprie radici locali e culturali. Questa forte località si può riscontrare anche nell'uso di gerghi locali e dialettali. Inoltre la regione resta o forse torna ad essere il centro della letteratura italiana.

Nonostante questa tendenza generale esistono in Italia autori che si possono considerare globali. Gli scrittori di romanzi mando italiani non si rifanno all’Italia, ma creano storie ambientate in altri stati di cui si offrono immagini stereotipate. Molto spesso si trattano di nazioni ideali come

Capitolo V: Riflessi critici – La letteratura si appresta ormai all’incapacità di riflettere le caratteristiche nazionali e culturali e questo perocesso nel romanzo è ormai in stadio avanzato. Se quindi un luogo è più un contorno, la lingua originaria è a sua volta un elemento secondario. In questa prospettiva, la critica letteraia è piano piano entrata incrisi, nel momento in cui si deve approcciare ai romanzi globali.

La prima ad essere messa in discussione la storia della letteratura. Ormai è impensabile uno studio letteraio di tipo nazionale. Anzi “più di una volta si è osservato che la potenziata dimensione mondiale della letteratua comport, in sede storica, l’imprescindibilità della cosidetta letteratura comparata. […] Ma è chiaro che la comparatistica dovrebbe abbandonare la prassi di osservare l ediverse letterauture dall’angolo privilegiato di una di esse. […] Il radicamento nel mondo non consente più che un paese siqa privilegiato nell’osservazione e richiede una comparazione fra pari e senza centro, policentrica […] fedele (p.111).

La seconda disiplina ad entrare in crisi è l’analisi testuale. Ormai è impossibile dare importanza al principio della lingua originale, dato che l’ottima qualità delle traduzioni riesce a rispecchiare lo stile dell’autore. Inoltre nel caso dei romanzi globali, ci sono testi che nasco per essere tradotti, con una lingua volutamente semplice e spesso non curata. Ad un’alisi testuale, ormai si preferisce una critica ‘filosofica’, attenta all’apporto conoscitivopiù che a quello formale. “Se è rivolta al romanzo, la nuova critica punta decisamente al bersaglio grosso del valore epistemologico dell’opera letteraria, al suo significato morale o politico o sociologico (p. 115). La misura globale del romanzo non è indice di miglore o peggior qualità degli esiti letterari, ma è un elemento di cui bisogan tener conto in sede critica.

In Italia “quando Giulio Ferroni^12 denuncia la crisi della narrativa italiana contemporanea, incapace, a suo condivisibilissimo giudizio, di restituire un’immaginecritica e acuta della realtà degradata del nostro paese, le assegna una funzione importantissima, ma, in prospettiva, non più necessariamente tipica del romanzo in lingua italiana; soprattutto non lo sarà più, dal momento in cui in italiano scriveranno numerosi e bravi autori stranieri, per i quali la nostra sarà una lingua seconda o comunque non nazionale. […] Se, come si diceva, la misura mondo e sovrannazionale delle narrative di oggi non garantisce risultati artisticamente migliori, può però assicurare un campo di esercizio più largo e vario alla crica che le giudica” (p. 121).

(^12) Cfr. Giulio Ferroni, Scritture a perdere. La letteratura negli anni zero , Roma-Bari, Laterza, 2010 e Id., Sul banco dei cattivi. A proprosito di baricco e di altri scrittori alla moda , Roma, Donzelli ed., 2006.