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Il Bambino Competente: Approccio Reggiano all'Educazione Infantile, Summaries of Pedagogy

L'approccio pedagogico di reggio emilia, focalizzandosi sul concetto di bambino competente e sul ruolo dell'adulto nell'educazione infantile. La centralità della relazione tra bambini e adulti, l'importanza della documentazione come strumento di apprendimento e la necessità di creare contesti educativi che promuovano la crescita e lo sviluppo del bambino.

Typology: Summaries

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In dialogo con Reggio Emilia di Carla Rinaldi
1. Dalla parte dei bambini: Il sapere degli insegnanti (1984)
Premessa
Questo brano è stato scritto per la conferenza nazionale del gruppo Nazionale nidi tenutasi a
Venezia nel 1984. In quella data erano già trascorse 12 anni dall'approvazione della legge
Nazionale 1044 che promuoveva in tutta Italia e i finanziamenti alla costruzione di nidi. Tra le
finalità del gruppo Nazionale nidi C'era sia l'espansione dei nidi sia il Consolidamento del
diritto da parte del bambino di avere a scuola di qualità, In cui era necessario promuovere lo
sviluppo professionale degli insegnanti e Il coinvolgimento delle famiglie nel progetto
educativo.
I genitori dovevano venire al nido non per essere istruiti ed educati sulla genitorialità bensì
per apportare le proprie conoscenze genitoriali.
Elaborazione comunitaria del progetto educativo.
Acquisizione consolidate già nel negli anni Ottanta da Reggio Children:
- Protagonismo diretto dei genitori nella costruzione di un progetto educativo senza
dediche o subalternità reciproche.
- Centralità del nido non sono nel rapporto educatore bambino ma anche
nell'interazione tra ambiente familiare e ambiente nido.
- Il nido è un sistema di comunicazione di socializzazione di personalizzazione un
sistema di interazioni a cui sono interessati i tre soggetti del progetto educativo
bambino educatori e famiglia. Il benessere o il disagio di uno dei protagonisti non è
solo correlato Ma addirittura interdipendente dal benessere o disagio degli altri due
protagonisti.
- questo benessere è fortemente legato alla quantità e alla qualità della
comunicazione che intercorre tra le parti.
- La partecipazione fattiva dei genitori è parte integrante dell'esperienza educativa,
Non sono separabili delle scelte di contenuto o di metodo.
- Tutto ciò necessita di forti conseguenti disponibilità sul piano organizzativo funzionale
metodologico e politico.
- Questi processi di relazione e comunicazione hanno bisogno di organizzazione e
programmazione e con flessibilità competenza e impegno.
Questi assunti di ordine teorico sono diventati Convinzioni di molti ma pratica di costume e di
azione di pochi, a causa della complessità concettuale e culturale Che vanno a scardinare
convincimenti e atteggiamenti tradizionali e E a causa di eventi di carattere politico
economico culturale e sociale che ne hanno reso difficile la praticabilità. Forze politiche
hanno distolto l'attenzione dai problemi educativi.
La partecipazione dei genitori non è una variabile opzionale, è fisiologicamente dentro al
concetto di nido, è connaturato in modo biologico alla stessa età dei bambini. è determinante
per poter affermare la concettualità educativa del nido.
Dobbiamo sforzarci di cogliere le mille sfaccettature e capire i nuovi vecchi bisogni delle
famiglie per costruire le nuove risposte nella piena consapevolezza però che nulla vi è
definito.
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In dialogo con Reggio Emilia di Carla Rinaldi

1. Dalla parte dei bambini: Il sapere degli insegnanti (1984)

Premessa Questo brano è stato scritto per la conferenza nazionale del gruppo Nazionale nidi tenutasi a Venezia nel 1984. In quella data erano già trascorse 12 anni dall'approvazione della legge Nazionale 1044 che promuoveva in tutta Italia e i finanziamenti alla costruzione di nidi. Tra le finalità del gruppo Nazionale nidi C'era sia l'espansione dei nidi sia il Consolidamento del diritto da parte del bambino di avere a scuola di qualità, In cui era necessario promuovere lo sviluppo professionale degli insegnanti e Il coinvolgimento delle famiglie nel progetto educativo. I genitori dovevano venire al nido non per essere istruiti ed educati sulla genitorialità bensì per apportare le proprie conoscenze genitoriali.

Elaborazione comunitaria del progetto educativo. Acquisizione consolidate già nel negli anni Ottanta da Reggio Children:

  • Protagonismo diretto dei genitori nella costruzione di un progetto educativo senza dediche o subalternità reciproche.
  • Centralità del nido non sono nel rapporto educatore bambino ma anche nell'interazione tra ambiente familiare e ambiente nido.
  • Il nido è un sistema di comunicazione di socializzazione di personalizzazione un sistema di interazioni a cui sono interessati i tre soggetti del progetto educativo bambino educatori e famiglia. Il benessere o il disagio di uno dei protagonisti non è solo correlato Ma addirittura interdipendente dal benessere o disagio degli altri due protagonisti.
  • questo benessere è fortemente legato alla quantità e alla qualità della comunicazione che intercorre tra le parti.
  • La partecipazione fattiva dei genitori è parte integrante dell'esperienza educativa, Non sono separabili delle scelte di contenuto o di metodo.
  • Tutto ciò necessita di forti conseguenti disponibilità sul piano organizzativo funzionale metodologico e politico.
  • Questi processi di relazione e comunicazione hanno bisogno di organizzazione e programmazione e con flessibilità competenza e impegno. Questi assunti di ordine teorico sono diventati Convinzioni di molti ma pratica di costume e di azione di pochi, a causa della complessità concettuale e culturale Che vanno a scardinare convincimenti e atteggiamenti tradizionali e E a causa di eventi di carattere politico economico culturale e sociale che ne hanno reso difficile la praticabilità. Forze politiche hanno distolto l'attenzione dai problemi educativi.

La partecipazione dei genitori non è una variabile opzionale, è fisiologicamente dentro al concetto di nido, è connaturato in modo biologico alla stessa età dei bambini. è determinante per poter affermare la concettualità educativa del nido. Dobbiamo sforzarci di cogliere le mille sfaccettature e capire i nuovi vecchi bisogni delle famiglie per costruire le nuove risposte nella piena consapevolezza però che nulla vi è definito.

La famiglia e il contesto sociale Per relazionarci con le famiglie è necessario capire il contesto socio-culturale in cui le famiglie vivono e agiscono. Ci troviamo nella società del frammento e della segmentazione, dove è in atto una sempre maggiore differenziazione tra i soggetti per i vissuti che li determinano e li caratterizzano. Nell'epoca definita delle comunicazioni la comunicazione tra gli individui pare particolarmente difficile. Oggi più che mai è necessario parlare di famiglie e non più di famiglia, per la diversa collocazione socio economica, territoriale, per le convenzioni che intercorrono tra i suoi membri e per l'evoluzione che avviene al suo interno. Oggi più che mai nelle famiglie nascono dei bambini desiderati e programmati. Il figlio che nasce impone una modificazione sostanziale del sistema famiglia e dei suoi componenti molte volte. Il figlio più che consolidare la coppia, la mette in crisi. Inoltre si apre lo scenario delle donne lavoratrici, che dà alla donna un potere contrattuale che non aveva mai avuto, ma nel contempo anche il vissuto di sensi di colpa per la sua maternità. I genitori di oggi hanno bisogno di essere considerati persone, oltre che i genitori di… Essere genitori oggi comporta, oltre a un altro livello di investimento emotivo, una serie più ampie di responsabilità connesse con una diffusa consapevolezza dei problemi educativi. Ecco perché l'atto educativo richiede una progettualità corale. È necessario da parte di noi educatori non giudicare i genitori attraverso sentenze superficiali. Questo potrebbe inficiare il nostro rapporto con quel genitore e anche con il suo bambino. A tutti i genitori va attribuita una sensibilità e una preoccupazione educativa verso il figlio, anche se non viene espressa o non sappiamo leggerla. Dobbiamo imparare a leggere i bisogni espliciti e impliciti dei genitori e dare loro risposte nuove ed efficaci.

Il personale È necessario riaffermare la competenza, il sapere dell'operatore, come un processo che si arricchisce dentro un lavoro collegiale con i bambini, i colleghi e genitori. L'operatore non è colui che sa e che rivolge a chi non sa, ma è un professionista che propone, mette in circolo il suo sapere di educatore, per confrontarlo col sapere del genitore (Arricchimento professionale). E’ necessario riflettere su diversi punti:

  • sulla comunicazione simbolica e analogica che riceviamo e che trasmettiamo ( esempio: sorrisi gesti e sguardi)
  • sulla necessità di nuovi contenuti (sulla processualità degli apprendimenti dei bambini, mostrando complessità e non certezze) mezzi ( Esempio: documentazione con immagini,filmati, diapositive per sostituire il linguaggio verbale laddove non fosse efficiente, non solo per i genitori, ma anche per i bambini, per il piacere di rivedersi e di sentirsi valorizzati) e tecnologie ( Nuovi modi di incontrarsi. Esempio: ripensare alle modalità degli incontri di sezione)

Questa modalità di progetto educativo condiviso trasforma l'immagine del nido e dello stare al nido. Cambia tutto la strutturazione degli spazi Degli arredi lo stare e il fare con i bambini che si arricchiscono delle conoscenze delle riflessioni delle immagini pensate gite in una così ampia interloquitorietà sensazione di benessere di sicurezza di piacere dei bambini.

Non possiamo però dimenticare che la realizzazione di un simile progetto si scontra con un certo grado di resistenza da parte degli educatori ( insicurezza professionale e poca

sviluppo professionale della persona, di arricchimento reciproco, per lavorare in collaborazione con gli altri, assumendosi responsabilità congiunte. Il progetto di partecipazione richiede pianificazione, organizzazione, focalizzazione, consensualità. Consensualità significa non ridurre la ricerca di una soluzione a una questione di minoranza o maggioranza, ma a parlare di soluzioni che emergono da un proficuo dialogo di condivisione e scambio, il cui risultato è il conseguimento di uno sviluppo e di una costruzione comune. L'obiettivo deve essere il benessere, il benessere generale che coinvolge tutti in maniera interconnessa: se una delle parti non sta bene, anche il benessere delle altre è a rischio. Questo benessere è fortemente correlato alla qualità delle comunicazioni tra le parti (personale, genitori e bambini).

3. La programmazione dell'asilo nido (1988) Dibattito aperto tra:

  • Chi credeva necessario la programmazione al nido per offrire quella scientificità e quel controllo come garanzia di qualità.
  • Chi credeva che il concetto di programmazione doveva evolvere in una dimensione più libera più garante di una vera e profonda e libertà di insegnamento e apprendimento.

Necessario porsi degli interrogativi:

  • Come procede lo sviluppo di un individuo? Come procede la conoscenza? Come si apprende? Ci sono varie teorie epistemologiche sullo sviluppo e sulla conoscenza di esse. Se si aderisce alle ipotesi delle neuroscienze. La mente umana è indeterminata, le sue mappe sono variabili: la conoscenza non è quindi una somma lineare determinata, ma un continuo assestamento emotivo e cognitivo, che procede per avanzamenti e retrocessioni, in direzione molteplici e contemporanee.L'apprendimento quindi è un processo di costruzione, in sinergia con l’ambiente.
  • L'immagine del bambino a cui facciamo riferimento? Immagine del bambino competente alla relazione e alla comunicazione, del bambino desideroso di crescere e desideroso di conoscere.La curiosità di sapere, di conoscere, di crescere lo mettono in grado di costruirsi sia modelli di uso che modelli di attesa. Questi modelli consentono operazioni di scambio e si qualificano e si rafforzano evolvendo attraverso situazioni in relazione con l'ambiente, dove giusto e sbagliato, previsto e imprevisto, sicuro e insicuro possono convivere insieme.Possibilità di sviluppare all'interno di un nido, oltre a un percorso individuale anche un pensiero di gruppo.
  • La terza questione riguarda il domandarsi: Che cos'è un nido? Chi sono i protagonisti e quali relazioni intercorrono tra loro? Le quantità e la qualità di queste relazioni lo spazio dove si strutturano i tempi in cui si realizzano i rapporti numerici determinano la qualità di identità del nido stesso. Accento sulla tipologia organizzativa che esprimerà la coerenza tra le proposizioni teoriche e la loro possibilità di farsi forma.

Il sistema nido, un sistema ecologico complesso, ricco di vincoli e risorse, aperto e dotato di capacità di autoregolazione, pone con maggiore forza l’esigenza di uscire dalla costrizione di definizioni programmatiche rigide. Ed è proprio sull'elemento strategico che dobbiamo soffermarci. La strategia comporta, come il programma, l'attivazione di sequenze e operazioni coordinate, ma contrariamente al programma si fonda anche su decisioni successive prese in funzione dell’ evolversi delle situazioni .La strategia si costruisce di

costruisce trae profitto dalle avversità del caso e dall'errore. Il programma invece esige controllo e vigilanza.

Ecco perché è necessario abbracciare il termine progettazione capace di contenere la complessità combinando programma e strategia. Progettare vuol dire gettare in avanti, prevedere, non prescrivere, ipotizzare per cogliere l'imprevisto. Progettazione come predisposizione all’ organizzazione di strumenti, pensieri e situazioni e conoscenze che favoriscono lo scambio, la reazione e la comunicazione tra i tre soggetti e i protagonisti del nido.

Nel lavorare con i bambini, è importantissimo la capacità di crescere con loro. Sentiamo che è una reinvenzione, è un educarsi con loro, e che non è solo il nostro sapere che struttura il sapere del bambino, ma il suo modo di essere, di affrontare la realtà, che struttura il nostro stesso modo di essere di affrontare la realtà.

Aggiornamento professionale

Importanza dell'aggiornamento professionale per uscire dai vecchi stereotipi derivati da una pedagogia e da una pratica che rimandano a corsi dove l'insegnante veniva modellata affinché potesse poi modellare i bambini secondo obiettivi e modalità prestabilite. Necessario una formazione che preveda ricerca, riflessione, osservazione, documentazione, dubbio e incertezza, ma soprattutto rinnovamento e cambiamento.

È necessario pensare all'aggiornamento professionale come a un diritto del gruppo di operatori attivi nella scuola. La collegialità è una dimensione interpretativa e progettuale, è un modo di pensare diverso, è una co-costruzione.

L'aggiornamento professionale presuppone alcuni elementi fondamentali→

  1. Condizioni lavorative: condizioni di lavoro nella quotidianità che consentano di praticare quegli atteggiamenti di ascolto e osservazioni, ricerca e documentazione, che diventano essenziali per lo sviluppo del bambino. Ciò significa:
  • uno spazio razionale ma anche gradevole dove lavorare con i bambini.
  • significa un rapporto numerico adulto/bambino adeguato ( che consenta instaurare relazioni autentiche).
  • significa avere la possibilità della compresenza di due insegnanti per poter osservare la più punti di vista i processi attraverso cui i bambini costruiscono le loro conoscenza ( co-progettualità)
  • una quotidianità qualificata che si riqualifica continuamente attraverso il suo osservarsi, interpretarsi, valutarsi, modificandosi grazie alle azioni e riflessioni congiunte dei bambini degli adulti insieme.
  1. Tempo e spazio: Non è sufficiente ascoltare, osservare e documentare se non si interpreta non si possono condividere i sensi significati di quello che accade. È un atto fondamentale per avanzare nei progetti e nei processi di crescita. Va previsto un tempo e un luogo quotidiano/ settimanale per le interpretazioni, ipotesi, dubbi, attraverso il confronto

Nel pensiero di Loris Malaguzzi teoria e prassi abbandonano i ruoli antagonisti (che erano parte di una certa tradizione pedagogica in cui erano state cristallizzate) per incontrarsi in una nuova dimensione dove era l’accento è sulla complementarità e interconnettività. Il pensiero la teoria si ridefinisce costantemente e si sviluppa attraverso l'interpretazione e la creazione di relazioni tra azioni già accadute (Inseparabilità di teoria e prassi). Malaguzzi afferma che la teoria deve essere aperta e alimentarsi attraverso una didattica visibile e riflettuta, interpretata, argomentate attraverso la documentazione.

La documentazione è innanzitutto una produzione di tracce, creazione di documenti, annotazioni previsionali in forma scritta, griglie di osservazione, diari e forme descrittive ma anche registrazioni e fotografie, dispositivi video, capaci di essere testimonianza condivisibile dei processi di apprendimento e dei modi del conoscere dei bambini, senza eluderne gli aspetti relazionali ed emozionali. I documenti sono reperti parziali, interpretazioni soggettive e punti di vista ( significati plurimi) , quindi per la loro stessa natura chiedono di essere reinterpretati insieme ad altri (innanzitutto le colleghe con le quali si condivide l'esperienza quotidiana). Nello scambio e nel confronto collegiale si realizzano ipotesi e teorie interpretative che contribuiscono in modo determinante a ridefinire le teorie di riferimento più generali.

La documentazione consolida il pensiero progettuale, è del perno portante della progettazione. La visibilità di documenti e documentazioni rappresenta un fondamentale supporto per lo sviluppo della conoscenza e della qualità relazionale di tutti i soggetti protagonisti del progetto educativo. Ricognizione interpretativa permanente → Vera formazione in servizio dell'insegnante.

Anche per i bambini a documentazione una preziosa occasione di ricognizione, riflessione e interpretazione ma soprattutto di metacognizione.

Occasione preziosa per le famiglie non solo un'opportunità per incontrare un aspetto conosciuto del proprio figlio ma offre ai genitori consapevolezza attorno al proprio ruolo e la propria identità.

E questa è la grande occasione di democrazia, di cultura e di visibilità dell'infanzia, dentro e fuori le scuole, che si alimenta della partecipazione democratica e alimenta una democrazia partecipata.

Documentazione e valutazione: quale reazione? (1995 1998)

Capitolo già sintetizzato nel Rendere visibile l’apprendimento ( su Docsity)

Dialoghi (1995/1998)

Aspetti teorici di base evidente nella ricerca di Project Zero.

1- Un’ apprendimento è uno sforzo educativo indipendentemente dal fatto che coinvolga adulti, bambini o entrambi. La natura delle strategie che i bambini e gli adulti mettono in pratica per esplorare, definire e formulare ipotesi, e anche il coinvolgimento emotivo, la

passione e il senso di ironia e divertimento che provano, può avere connotazioni simili. Quando gli individui si trovano davanti a uno sforzo cognitivo commisurato alle proprie potenzialità, i processi messi in atto non differiscono in misura tanto significativa, sia che si tratti di adulti o di bambini.

2- Il lavoro pratico delle insegnanti è una teoria interpretativa che integra storie e microstorie di ricerca con contesti di vita reale. In questo modo la pratica, non è solo un campo d'azione necessario per il successo della teoria, bensì parte attiva della teoria stessa la contiene la genera e viene da essa generata. 3- Reggio ha costruito un linguaggio metaforico, generato dall'esperienza e generatore di esperienza. Si è considerata la metafora come vero e proprio strumento cognitivo, per esprimere concetti nuovi, che cercano di venire a galla e trovare ascolto.

Sono stati in grado di creare “un dialogo trasforma”: bambini e adulti potevano confrontarsi con i problemi di apprendimento all'interno di un contesto multiplo e conflittuale.

L'ambiente dell'infanzia (1998)

Il diritto all'ambiente e alla bellezza, il diritto a partecipare alla costruzione di questo ambiente, di questo concetto di bellezza, di questa estetica condivisa: un diritto per tutti (bambini, insegnanti e adulti) che si poteva esprimere attraverso un processo di ricerca. Una ricerca basata:

  • da una parte su un’ attenta e puntuale osservazione dell'uso degli spazi e degli arredi da parte del bambino dell'adulto
  • dall'altra su quanto gli studi relativi alla prossemica, alla percezione dello spazio e dell'architettura, hanno evidenziato.

Progettare una scuola e Innanzitutto Realizzare uno spazio di vita e di futuro e richiede di produrre una ricerca comune tra pedagogia e architettura Sociologia e antropologia. Solo così sarà possibile garantire al progetto architettonico di essere progetto di ricerca capace di misurarsi ogni giorno con il processo del divenire che alla base della autentica educazione il progetto deve essere metafora della conoscenza testimone suggeritore di possibili cambiamenti di azione.

In passato, per lo più, si è pensato di fare una scuola, solo di rado si è progettato per dare una scuola, ovvero un luogo di senso per una comunità e una società. Quindi pensare all'architettura della scuola, non come assemblaggio di spazi, ma come luogo che deve esprimere la possibilità concreta di pensare all'educazione e all'apprendimento come costruzione della conoscenza in relazione all’ambiente.

L'ambiente della scuola deve permettere al individuo di essere un soggetto conoscente quindi di

  • compiere delle scelte.
  • essere protagonista dell'atto conoscitivo e riflettere su esso.
  • vivere la conoscenza come pratica, in questo senso la scuola deve essere pensata come un grande laboratorio, un’ officina del sapere e della conoscenza.
  • esprimere la dimensione statica come parte essenziale dell'apprendere. Ciò che apprendiamo deve piacerci, sedurci e divertirci.

Un’ architettura processuale, che veicola comunicazione ed essa stessa comunicazione. Un ambiente che dia piacere d'uso, che possa essere esplorato con tutti i sensi, che sia un’ ispirazione per ulteriori avanzamenti nell'apprendimento. Un ambiente nel suo complesso empatico, cioè capace di accogliere ma anche di fornire senso il vissuto delle persone che li abitano.

Le domande dell'educare oggi (1998)

Nell'esperienza Reggiana, il rapporto scuola famiglia non è praticato solo come relazione individuale tra l'insegnante e il genitore, tanto meno come una relazione di sudditanza ove l’ insegnante dice al genitore ciò che deve fare, ciò che è giusto o sbagliato, ma piuttosto come un percorso comune per costruire insieme i valori e i modi dell'educare nella società contemporanea, dentro e fuori da scuola.

Le domande dell'educare oggi (1998)

  1. La famiglia e i suoi cambiamenti:
  • come è cambiata la famiglia negli ultimi decenni?
  • Si deve parlare di una nuova definizione e identità della famiglia?
  • Chi detiene l'autorità? Che cos'è l'autorità? Che cos'è l'autorevolezza?
  • Come sono cambiate le attese della società verso la famiglia? Sempre più c'è una sorta di rinuncia a educare e a prendersi cura del bambino. Del bambino ci si preoccupa, non ci si occupa pare esserci. Un’ assenza di progetto educativo per il figlio, spesso, si sa cosa si vorrebbe per lui o lei, ma non chi è lui o lei e soprattutto cosa vorrebbero.
  1. Rapporti infanzia e società:
  • Cos'è l'infanzia?
  • Chi la definisce?
  • Come si definisce?
  • Quale identità e quali diritti gli vengono riconosciuti?

L'infanzia è un'interpretazione e una costruzione culturale. Ogni società, ogni periodo storico definisce la sua infanzia, ciò che intende e si aspetta dall'infanzia. Oggi, noi abbiamo l'immagine di un bambino competente a relazionarsi con il mondo perchè ha gli strumenti per conoscere il mondo. Determinante sarà il cosa, il perché e il come, cioè la qualità delle occasioni delle relazioni che gli verranno offerte.

  1. Differenze tra maschi e femmine:
  • come coltivare questa differenza? Quale tipo di differenze evidenziare come tenerla in dialogo con l'altra?
  • Come costruire una differenza senza differenza?
  • andiamo forse verso un mondo al femminile? o al contrario?

I modi di interpretare, di costruire relazioni con il mondo da parte delle femmine sono profondamente diverse da quelle dei maschi, anche perché è profondamente diverso allo sguardo e l'attesa con cui vengono guardati dalla società.

Parlare della sessualità infantile, del modo in cui le bambine e i bambini scoprono la loro identità sessuale, vuol dire parlare anche della nostra identità sessuale, di come siamo donne e uomini, di come nella società abbiamo parlato, vissuto, usato ed usato del sesso dell'identità sessuale. Ciò fa riferimento anche al corpo come luogo di conoscenza, di piacere, di affettuosità e di desideri. Quindi educare significa educare ad accettare il proprio corpo, ad apprezzarlo, ad amarlo , rispettare il proprio corpo e quello degli altri. Un corpo fine e mezzo di conoscenza.

  1. La questione dei confini del bambino competente: 2 rischi→ ● il primo è il precocismo, attribuire competenze capacità al bambino tali da sostenere il nostro desiderio che faccia tutto e subito, al meglio. ● l'altro rischio è che, per paura di non essere in grado di ascoltarlo, per paura di inibire le sue autonome e ricerche di identità e di vita, non ci sentiamo in obbligo o in grado di porre dei confini→ il problema dei no.

-Come dire di no? dando spiegazioni? negoziando? ci sono dei no secchi?

  • Chi stabilisce le regole E come? regole di casa e di scuola: uguali o diverse? quali coerenze e quali differenze dobbiamo ricercare? Le regole sono faticose, sia per il bambino che per l'educatore: discusse, concordate, spiegate, superate ma necessaria. Il problema del defilarsi degli adulti dalla responsabilità di incanalare la crescita infantile non può essere risolto solo dalla scuola: è un vero progetto educativo che solo il dialogo fra scuole e famiglia può produrre. La fatica e lo sforzo la responsabilità dell'educare e nell'educare sono concetti su cui riflettere.
  1. Concetti di sicurezza e rischio:
  • cosa vogliamo rischiare con lui e per lui?
  • cosa vogliamo e possiamo consentirgli di rischiare? si parla se di rischi fisici che psicologici. Si tratta anche di rischi legati ai valori, ad esempio dell'amicizia, e della solidarietà del rispetto delle differenze, del dialogo dei sentimenti, degli affetti, ecc..
  1. Educazione dei sentimenti e delle emozioni: Le emozioni aiutano i bambini a esplorare il mondo a comprenderlo e ad avviare relazioni. I bambini non hanno paura delle emozioni, le narrano e le condividono, è spesso l'adulto che ne ha paura, che fugge o sorride minimizzando. I sentimenti non fanno paura, quando si possono raccontare. Il sentimento ci chiede di assumere responsabilità verso il sentimento stesso e richiede coraggio: coraggio di ammetterlo e descriverlo, solo grazie a questo può emergere una parte di identità. riconoscere i nostri sentimenti ci consente di aprirci agli altri e di comprendere le differenze e le cose che abbiamo in comune.

Documentazione ricerca I luoghi di ricerca sull'apprendimento devono estendersi alle scuole, devono consentire a insegnanti e studenti di riflettere, nel quotidiano, e sui modi del loro apprendere e del loro conoscere. Gioca un ruolo fondamentale la documentazione: una procedura che sostiene l’ apprendere l'insegnamento rendendoli reciproci perché visibili e condivisibili. Documentazione utilizzata durante il percorso:

dell'opinione pubblica e del governo, il nido appare, troppo spesso, come luogo di cura e assistenza sociale, un luogo costoso ma privo di valenza educativa. Esistono quindi molte ragioni di natura, economica, che ostacolano il reale sviluppo del concetto di continuità nel gruppo di età da 0 a 6 anni. È quindi necessario partire dall'immagine del bambino, dai diritti del bambino, dalle modalità di apprendimento, di costruzione della conoscenza e dell'identità del bambino. In un contesto stimolante e accogliente, in modo da identificare le qualità educative di queste istituzioni. Si parlerà di continuità come sviluppo coerente e coordinato del processo educativo, una progettualità a lungo termine, tra Nido e Scuola dell’infanzia. Un dialogo che permette di scoprire ciò che li differenzia e ciò che gli accomuna, in un rapporto di stima reciproca. Il nido è un luogo di primaria importanza per sviluppare l'immagine dell'infanzia. Continuità significa continuità di valori ossia:

  • valore della formazione professionale come autoformazione.
  • valore dell'educazione come costruzione di sapere identità da parte dei bambini e insegnanti e genitori insieme.
  • valore della partecipazione della collegialità come, confronto e scambio.
  • valore del contesto in termini di spazio, contesti temporali e materiali.

La fase di transizione tra nido e scuola dell'infanzia

È importante essere in grado di gestire il periodo di transizione mediante la comprensione, il sentirsi attesi, l'avvertire che la propria identità individuale Viene riconosciuta, l'avere la sensazione di essere ascoltati, in breve, il sentirsi rispettati e accolti. È importante che una serie di iniziative a cui sino valore significato: visite alla scuola da parte dei genitori dei bambini, incontri del gruppo dei genitori con le insegnanti, fornire informazioni di base e assicurazioni, offrire una carta d'identità della scuola dell'infanzia e del nuovo gruppo sezione , diario delle vacanze, colloqui individuali , Documentazioni che testimoniano l'esperienza del bambino. Incontri tra insegnanti del nido e insegnanti della scuola dell'infanzia per dare la possibilità di creare un ambiente accogliente ( non si descrive chi è il bambino ma si narrano le esperienze in quel contesto particolare attraverso i documenti che parlano del bambino).

Creatività come qualità di pensiero (2000)

Domande centrali che si dovrebbero porre gli educatori e gli insegnanti:

  1. come possiamo aiutare i bambini a trovare il senso di quello che fanno e di quello che vivono?
  2. Come possiamo riuscire a dare una risposta alle loro domande ai loro perché, ai loro come, alle loro ricerche di senso?

Questa ricerca del senso della vita è di sé nasce con il bambino stesso, ed è per questo che lo definiamo competente e forte. Molto spesso le teorie, cioè le spiegazioni di senso espresse dai bambini, sono viste come errori o teorie ingenue, per questo non degne di essere ascoltate. Invece i significati che producono sono di grande importanza e fortemente rivelatrici dei modi attraverso i quali il bambino sente, interroga e interpreta la realtà e i suoi rapporti con essa. Il bambino, sin da piccolissimo, cerca di produrre delle teorie interpretative sul mondo. È importante

valorizzare questo processo e capire quello che c'è dietro: Intenzione a produrre domande e cercare risposte, una delle cose più peculiari e straordinarie della creatività. Il bambino competente ha bisogno di un adulto che lo guardi come tale: il livello di aspettative è determinante. L'adulto deve essere complice, deve stabilire una sorta di alleanza, di solidarietà che fa sentire bambini e adulti insieme, uniti in un comune desiderio di comprensione e conoscenza, e capace di lottare e gioire insieme. È necessaria una pedagogia della relazione e dell'ascolto, che nasce proprio dall'idea di bambino come ricercatore di senso, curioso e generatore di interpretazioni e capace di creatività relazionale. La condivisione delle teorie sul mondo è la risposta all'incertezza e alla solitudine. L'ascolto è metafora di disponibilità, di sensibilità ad ascoltare e ad essere ascoltati, con tutti i sensi. Dietro ogni ascolto vi è desiderio, emozione, accoglienza delle differenze, dei valori e dei punti di vista. Dare ascolto significa dunque dare valore, non importa se sei d'accordo o meno. L'ascolto è premessa a ogni rapporto di apprendimento, Ciò che trasforma l'apprendimento al livello più alto è la possibilità di agire e di riflettere sull'apprendimento stesso. Rappresentare il nostro processo di apprendimento e saper condividere con gli altri diventi indispensabile per quella riflessività che genera conoscenza. Il bambino percepisce rapidamente come l'atto di ascoltare sia fondamentale all'interno della comunicazione e ciò prevede sempre la relazione con l'altro. L'altro è indispensabile per la nostra stessa identità e per la sua esistenza. L'apprendere insieme il genere a piacere in un gruppo, e il gruppo diventa luogo dell'apprendimento. Si crea quella che viene definita audience competente: soggetti capace di ascoltare, di ascoltarsi e di diventare sensibili all'idea degli altri per poter arricchire le proprie e per generare nuovi dei di gruppo.

Il processo di apprendimento è un processo creativo. per creatività si intende la capacità di costruire, tra pensieri e oggetti, nuove connessioni che portano innovazione, cambiamento, prendendo elementi conosciuti per creare nuove interpretazioni (Pensiero divergente) I bambini capiscono rapidamente che avere idee divergenti dagli insegnanti o dai genitori, ed esprimerle in modo sbagliato, non è sempre positivo. Allora non muore il pensiero creativo, muore la legittimazione della creatività del pensiero. La creatività relazionale ha bisogno di essere approvata per diventare un patrimonio comune. Troppo spesso abbiamo paura di questa creatività perché ci rende diversi.

La creatività non è solo una qualità di pensiero ma è un progetto interattivo relazionale e sociale: ha bisogno di un contesto che le consenta di esistere, di esprimersi, di comunicare e di rendersi visibile. Determinante è anche il contesto di ascolto dove la creatività si esprime: nella scuola deve poter sostenere in tutti i luoghi e in tutti i momenti. Il bambino competente creativo esiste se c'è l'adulto competente creativo. E così la scuola diventa essa stessa un grande atelier.

Insegnante come ricercatore: la formazione di una scuola dell'educazione (2001)

Parlare di documentazione e ricerca significa parlare della Formazione dell'educazione personale e professionale, le quali non dovrebbero essere considerate come qualità statiche o immutabili Ma come processo, come percorso continuo. formazione personale professionale ed educazione sono Infatti cose che costruiamo in relazione con gli altri sulla base di valori scelti, condivisi e costruiti insieme. Ciò significa vivere e viversi in un permanente processo di ricerca.

Partecipazione delle famiglie, dei bambini e delle insegnanti al progetto educativo della scuola. La scuola è un luogo di costruzione di cultura e di democrazia agita.

● Valore dell'apprendimento: La scuola deve accogliere la complessità, la conflittualità, l'imprevedibilità dell'apprendimento umano, ovunque si svolga. L'apprendimento è l'emergere di ciò che non c'era prima, è una ricerca dell'uno, dell'altro, degli altri, che si incontrano attorno a un soggetto. L’ educare si modifica in relazione alla apprendere. Ha a che fare con il porsi innanzi il mondo, creare un evento, abitare le situazioni. Ha a che fare con l'educarsi. C'è una costante ricorsività relazionale tra chi educa e chi è educato.

● Valore del gioco: Elemento essenziale per ogni autentico processo conoscitivo ed educativo. Educare significa stabilire una relazione affettuosa, emozionata, curiosa, ironica tra chi apprende e ciò che viene appreso.

Ma allora cos'è la formazione per noi insegnanti?

  • il nostro mestiere è apprendere perché facciamo gli insegnanti.
  • è stare lontano dall'equilibrio, dal già deciso, precostituito e certo.
  • è stare vicino all'intreccio tra oggetti e pensieri, fare e riflettere, teoria e prassi, emozione e conoscenze. Forse l'unica via è quella di cercare, senza mai trovarlo, l'equilibrio tra regole, vincoli e l'emozione, la passione e la conoscenza.

Attraversare confini: riflessioni su Loris Malaguzzi ed esperienze educative di Reggio Emilia (2004)

Nucleo problematico da sempre dibattuto il rapporto insegnamento e apprendimento. Loris Malaguzzi affermava “Lo scopo dell'insegnamento non è produrre apprendimento, ma produrre condizioni di apprendimento”. Le condizioni di apprendimento determinano le qualità dell'apprendimento. Fondamentale in questo senso la documentazione in process , agita interpretata durante il percorso e non solo alla fine, può orientare il percorso stesso favorendo la relazione tra le strutture conoscitive dei bambini e quelle disciplinari. La documentazione si prefigura non solo come strumento didattico, ma anche come struttura epistemologica poiché, favorendo la memoria e la riflessione, può modificare le didattiche e i processi conoscitivi del bambino, del gruppo dei bambini e delle insegnanti. Così, insegnamento e apprendimento sono dunque reciproci: l'insegnante, oltre a un ruolo di supporto e mediazione culturale, se saprà osservare, documentare e interpretare, realizzerà la sua più alta possibilità di apprendere e insegnare. La documentazione è una strategia di valutazione intesa come costruzione di significati condivisi. La documentazione per Reggio children è stata anche un’ importante opportunità culturale e politica che ha dato la forza di attraversare altri confini e avviare nuovi confronti, rivelandosi una forma efficace per costruire un'identità di gruppo, una storia e una memoria, e per avviare i percorsi partecipati.

Un altro fondamentale aspetto è la partecipazione delle famiglie come elemento costitutivo dell'identità scolastica. La partecipazione è l'essenza dei processi di apprendimento di identità dei bambini degli adulti ed è un modo di essere dei bambini, degli educatori e dei genitori. la partecipazione a un percorso comune che consente la costruzione di un senso di appartenenza a una collettività. Ogni soggetto esprime potenzialità culturali uniche. La scuola è tenuta a proteggere queste unicità, ma possono farlo solo costruendo un contesto di interazione e confronto tra queste unicità, poiché l'unicità si manifesta e si alimenta solo nel confronto. La scuola quindi diventa un agorà, ove il pluralismo e delle opinioni dei punti di vista garantisce laicità e il suo essere realtà educativa. Una scuola come luogo di elaborazione di cultura prodotta dall'infanzia.

Risulta necessario parlare anche della teoria dei 100 linguaggi di Loris Malaguzzi, non solo come metafora che accredita le potenzialità espressive e comunicative del bambino e dell'uomo, ma come dichiarazione sulla pari dignità e importanza di tutti i linguaggi, sempre più evidentemente indispensabili nella costruzi”.”one della conoscenza. Vi è anche la convinzione dell'esistenza di espressività e poetica in ciascun linguaggio, compresi quelli definiti scientifici, nonché di una forte componente estetica come elemento connettivo nei e tra i concetti. Compito della didattica è favorire questo incontro tra i linguaggi.

Altro concetto fondamentale è l' atelier , luogo metaforico di una scuola, che nel suo insieme, ha come obiettivo il supportare lo sviluppo della comunicazione e dei 100 linguaggi. Fondamentale è distinguere tra atelier e laboratorio. Il sospetto è che il laboratorio venga considerato un di più, che va oltre la scuola, oltre il sapere accademico. L’atelier a Reggio è invece una modalità di strutturare la conoscenza e di organizzare l'apprendimento. La scuola è considerata una scuola della ricerca, di cui l'atelier è una componente essenziale.

Il pranzo a scuola come esperienze educative nell'ascolto di sé e degli altri (2007)

Educazione al cibo a educazione alla partecipazione alla vita stessa. il pranzo a scuola come esperienza educativa nell'ascolto di strada degli altri, opportunità di apprendimento, del vivere e deve saper vivere con gli altri e per gli altri. Il cibo è un modo di prendersi cura dell'altro. Dare da mangiare a chi ha fame per petto la percezione di dare vita.

N;el 1963 si costruisce la prima scuola dell'infanzia comunale che viene dotata di cucina e di refettorio: uno spazio appositamente dedicato, comune, trasformabile in Agorà, identificato identificabile come zona pranzo.

Il momento del pranzo possiamo definirlo una teglia del gusto, dove coltivare esperienze percettive. il pranzo ha un valore educativo, culturale, sociale e antropologico, è quindi un sapere a molti disciplinare. Pensiamo come nel bambino piccolo la bocca rappresenta un mezzo fondamentale di relazione di conoscenza del mondo esterno del piacere. Il rapporto del cibo è dunque legato alla soddisfazione di un bisogno, ma anche del piacere. cibo, piacere, comunicazione, sono indissolubilmente legati. il cibo diventa un linguaggio attraverso cui si veicolano, oltre, l’affetto sapere e cultura.

Il mangiare un'esperienza sociale, in quasi tutte le culture, è sociale e socializzante, e contribuisce a costruire il senso di comunità. Le cuoche sono figure insostituibili nei processi

La globalizzazione rende necessario il ruolo della scuola come forza propulsiva innovativa, come elemento connettivo sul piano sociale, culturale valoriale. la scuola diventa luogo privilegiato di negoziazione dei dialoghi culturali complessi, deve essere in grado di costruire e sostenere delle competenze transculturali. Diventano perciò parametri essenziali di qualità, la capacità di analizzare, ragionare, comunicare e di lavorare in gruppo e come gruppo, la capacità di riconoscere le eredità linguistiche, storiche e culturali locali, assieme alla capacità di sentirsi parte di un progetto più ampio di umanizzazione che include alta sensibilità all'altro da sé, all’alterità che ci rende diversi. Diversità come responsabilità della nostra diversità e quindi anche delle altre diversità. Comunità, solidarietà e comunicazione sono gli altri valori complementari. E tutto questo cerca e richiede reciprocità. Scuola primaria

Si è indicata la scuola primaria come uno dei soggetti fondamentali per la qualità dello sviluppo economico e culturale dei paesi. la scuola primaria risulta elemento di qualificazione per l'intero percorso scolastico. La scuola dell'infanzia è risorsa culturale se e perché: .- Riconoscere l'infanzia la forza generatrice che può spingere la società e la città rinnovarsi.

  • riconosce valorizza ciascun bambino e ciascuna famiglia come portatore portatrice di valori e cultura che hanno il diritto di esprimersi e confrontarsi in luoghi accoglienti, aperti alla pluralità e promotori di pluralismo.
  • Valorizza la ricerca come strategia permanente, evitando standardizzazione e colonialismi di modelli vincenti.

A quali valori educare ed educarci dunque?

  • il valore della parzialità con cui guardiamo il nostro punto di vista per poter accogliere criticamente quello dell'altro.
  • il valore dell'ascolto come cammino di autenticità di dialogo.
  • il valore della Libertà o meglio il rischio della Libertà, ossia prendersi in consegna la propria unicità e creatività

L'esercizio della cittadinanza in educazione (2007)

Pensare al bambino come “cittadino”, quindi il soggetto con diritti, crea implicazioni sul piano culturale, sociale e politico. Diventa necessario rivisitare l'organizzazione di tutti i luoghi sociali ed educativi che accolgono i bambini ( oltre la scuola, cinema, teatri, ospedali, piazze, architetture,ecc..), Così come i modi di concettualizzare la partecipazione e la stessa democrazia. Quando si è definito il concetto di bambino competente si è affermata la responsabilità e il dovere della società in cui il bambino ha inserito di trattarlo come tale. Il riconoscere il diritto di cittadinanza al bambino, così diverso, così straniero dal concetto di cittadino statuario, poneva contemporaneamente al centro l'attenzione dei diritti degli altri, delle donne, delle vittime, degli esclusi, degli stranieri, ovvero il concetto di alleanza per la soddisfazione dei bisogni umani.

Una definizione che rappresenta una svolta culturale e politica, non scuole per l'infanzia, ma scuole dell'infanzia: in quel “del” c'è tutta la svolta, l'infanzia dichiarata cioè come soggetto pubblico e storico, come culturale, soggetto di diritti. un bambino e un'infanzia non solo a cui trasmettere cultura e saperi, mare conosciuti come portatori di una propria cultura e di un proprio sapere.

È possibile pensare che la scuola possa avere ancora il compito di agente culturale che in particolare la scuola dell'infanzia possa avere questo incredibile ruolo e potenza: ovvero partire dalla comprensione della definizione di un nuovo concetto di cittadinanza per innovare l'identità della scuola di ogni ordine e grado, ma anche la qualità culturale e sociale del contesto ove essa opera.

Sapremo educare un bambino se sapremo educare noi stessi, se sapremo guardarci con i suoi occhi, percepire noi stessi attraverso i suoi occhi: occhi capaci di rivelarci contraddizioni, violenze e incongruità che caratterizzano il nostro modo di fare e di essere società. Un esercizio di alterità: ricominciare dal e con il bambino sarà un grande esercizio di civiltà (cambio di paradigma).

Il tema del multiculturalismo.

I compiti educativi più importanti per poter affrontare il tema del multiculturalismo sia l'insegnare imparare a vivere la complessità, a vivere la nostra differenza. Il che significa il superamento della cultura della frammentazione, della separazione, dei particolarismi e localismi. Significa prendere i plurali, non l'identità ma le identità, non le contrapposizioni ma le solidarietà. Significa adottare il paradigma della molteplicità. Far crescere in tutti una sensibilità un mondo plurale perché è la differenza, non solo quella degli altri ma prima di tutto quella di ciascuno di noi, che consente lo scambio e il dialogo.

Il tema della solidarietà, Innanzitutto come solidarietà cognitiva.

Il paradigma della solidarietà è quello che può aiutarci a comprendere il processo che ci porta da un sapere disciplinare a un sapere interdisciplinare, significa portare l'oggetto culturale all'interno dei legami di solidarietà. Significa attraversare confini, mantenere i legami e la solidarietà con l'universo di cui facciamo parte.

Il tema della reciprocità e dell'autonomia.

La reciprocità nasce dall'incompiutezza e va scoperta anche come legame fondamentale del sapere su cui fondare ogni percorso proposto dalle discipline. Non solo, va soprattutto scoperta come stile stesso della scuola e come legame tra i suoi protagonisti e il territorio circostante. Nasce così un concetto di autonomia che si definisce in termini relazionali e relativi. Autonomia come consapevolezza e assunzione di responsabilità rispetto all'ambiente in cui l'autonomia stessa si esercita. L'autonomia così percepita ci porta a comprendere la rilevanza che assume il tema della partecipazione

Il tema della partecipazione.

Partecipazioni Come essere parte, essenza del processo. nella scuola non si può intendere la partecipazione solamente come partecipazione delle famiglie, ma piuttosto come modalità di essere studente, insegnante e genitore. parte partecipazione opposta al concetto di delega e gerarchia. partecipazione a un modo di essere, è una scuola partecipante. dove c'è partecipazione ogni parte esposta al cambiamento, ad apprendere e a coevolvere. nasce così una comunità educante, un luogo culturale ed educativo per tutti.