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riassunto: l'elegia tibullo e properzio, Summaries of Literature

riassunto letteratura latina

Typology: Summaries

2014/2015

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L’elegia: Tibullo e Properzio
L’elegia:
Il canone degli autori più rappresentativi: Gallo, Tibullo, Properzio e Ovidio (lui stesso si
designa come il più giovane di questa catena)
Periodo di massima fioritura dell’elegia: seconda metà I secolo a.C.
A Roma l’elegia si caratterizza come: poesia d’amore, dai tratti marcatamente
soggettivi.
Difficilmente si individua l’origine del genere
“Elegia”, nell’antica letteratura greca, indicava un componimento poetico il cui metro era
léglos (cioè il distico elegiaco, costruito da esametro e pentametro dattilico), ma di
questa parola si ignora l’etimologia esatta (per alcuni sarebbe il nome del flauto in una
lingua orientale, il cui suono accompagnava la recitazione dei componimenti poetici.
Originaria della Ionia, dal VII secondo in poi vediamo l’elegia diffondersi e trovare
impiego in molte e varie occasioni della vita pubblica e anche privata: accanto a
componimenti di carattere guerresco, esortatorio, polemico abbiamo elegie di tipo
politico e moraleggiante oppure più spiccatamente erotico. Veniva usata anche come
espressione di lutto, nelle lamentazioni funebri.
Antimaco di Colofone (V-IV sec. a.C.), connette nell’elegia il lutto autobiografico e i
miti di amore tragico nell’opera Lide (dal nome della donna amata morta) questa
connessione fu poi un elemento costante e caratterizzante dell’elegia.
Origine dell’elegia: 2 ipotesi a) dall’elegia ellenistica (oggi rifiutata), b) dall’epigramma
greco
L’elegia latina non deriva da quella ellenistica poiché quella latina è molto soggettiva e
fortemente autobiografica a differenza di quella ellenistica
Mentre l’epigramma greco era molto soggettivo. Questa ipotesi sembra probabile ma non
spiega la presenza del mito nell’elegia latina.
Il mito nell’elegia latina illumina la situazione personale e al tempo stesso la nobilita.
L’elemento autobiografico: è più sviluppato nella poesia latina ma non esageratamente e
diventa tratto distintivo, ma non era infatti del tutto assente in quella greca.
L’universo elegiaco: sebbene autobiografica e insista a marcare il suo radicamento nella
concreta esperienza soggettiva del poeta, l’elegia tende in realtà ad inquadrare le singole
esperienze in forme e situazioni tipiche e secondo modalità ricorrenti. Si può quindi
parlare di un universo elegiaco: con ruoli e comportamenti convenzionali e con un suo
codice etico.
Il servitium amoris: l’elegia è innanzi tutto poesia d’amore, perché l’amore è per il poeta
elegiaco l’esperienza unica e assoluta che riempie l’esistenza e le da senso. È la perfetta
forma di vita. La vita del poeta è tutta dedita all’amore, si configura come servitium,
come condizione di schiavitù nei confronti della domina capricciosa e tiranna. La
relazione con l’amore è fatta di rare gioie e molte sofferenze, eppure il poeta, vi si
abbandona. Le amarezze e le continue delusioni lo portano a proiettare la propria vicenda
nel mondo puro del mito, a sublimarla assimilandola agli amori eroici della letteratura,
trasferendola cioè in un universo ideale e pienamente appagante.
Scegliendo questa vita il poeta ripudia i suoi doveri di civis, i valori gloriosi del cittadino-
soldato, praticando invece una vita di degradazione, di dissipazione. Contrappone alle
durezze della guerra le mollezze dell’amore.
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L’elegia: Tibullo e Properzio

L’elegia:

Il canone degli autori più rappresentativi: Gallo, Tibullo, Properzio e Ovidio (lui stesso si designa come il più giovane di questa catena)

  • Periodo di massima fioritura dell’elegia: seconda metà I secolo a.C.
  • A Roma l’elegia si caratterizza come: poesia d’amore, dai tratti marcatamente soggettivi.
  • Difficilmente si individua l’origine del genere
  • “Elegia”, nell’antica letteratura greca, indicava un componimento poetico il cui metro era l églos (cioè il distico elegiaco, costruito da esametro e pentametro dattilico), ma di questa parola si ignora l’etimologia esatta (per alcuni sarebbe il nome del flauto in una lingua orientale, il cui suono accompagnava la recitazione dei componimenti poetici.
  • Originaria della Ionia , dal VII secondo in poi vediamo l’elegia diffondersi e trovare impiego in molte e varie occasioni della vita pubblica e anche privata: accanto a componimenti di carattere guerresco, esortatorio, polemico abbiamo elegie di tipo politico e moraleggiante oppure più spiccatamente erotico. Veniva usata anche come espressione di lutto, nelle lamentazioni funebri.
  • Antimaco di Colofone (V-IV sec. a.C.), connette nell’elegia il lutto autobiografico e i miti di amore tragico nell’opera Lide ( dal nome della donna amata morta) questa connessione fu poi un elemento costante e caratterizzante dell’elegia.
  • Origine dell’elegia: 2 ipotesi a) dall’elegia ellenistica (oggi rifiutata), b) dall’epigramma greco
  • L’elegia latina non deriva da quella ellenistica poiché quella latina è molto soggettiva e fortemente autobiografica a differenza di quella ellenistica
  • Mentre l’epigramma greco era molto soggettivo. Questa ipotesi sembra probabile ma non spiega la presenza del mito nell’elegia latina.
  • Il mito nell’elegia latina illumina la situazione personale e al tempo stesso la nobilita.
  • L’elemento autobiografico: è più sviluppato nella poesia latina ma non esageratamente e diventa tratto distintivo, ma non era infatti del tutto assente in quella greca.
  • L’universo elegiaco: sebbene autobiografica e insista a marcare il suo radicamento nella concreta esperienza soggettiva del poeta, l’elegia tende in realtà ad inquadrare le singole esperienze in forme e situazioni tipiche e secondo modalità ricorrenti. Si può quindi parlare di un universo elegiaco : con ruoli e comportamenti convenzionali e con un suo codice etico.
  • Il servitium amoris: l’elegia è innanzi tutto poesia d’amore , perché l’amore è per il poeta elegiaco l’esperienza unica e assoluta che riempie l’esistenza e le da senso. È la perfetta forma di vita. La vita del poeta è tutta dedita all’amore, si configura come servitium , come condizione di schiavitù nei confronti della domina capricciosa e tiranna. La relazione con l’amore è fatta di rare gioie e molte sofferenze, eppure il poeta, vi si abbandona. Le amarezze e le continue delusioni lo portano a proiettare la propria vicenda nel mondo puro del mito, a sublimarla assimilandola agli amori eroici della letteratura, trasferendola cioè in un universo ideale e pienamente appagante.
  • Scegliendo questa vita il poeta ripudia i suoi doveri di civis , i valori gloriosi del cittadino- soldato, praticando invece una vita di degradazione , di dissipazione. Contrappone alle durezze della guerra le mollezze dell’amore.
  • Elegia e mos maiorum: l’elegia, dichiaratamente ribelle ai valori consolidati della tradizione, di fatto recupera quei valori trasferendoli nel proprio universo. Ecco che allora l’amore tende a configurarsi come legame coniugale vincolato dalla fides , diffidente dalla luxuria.
  • La poesia come mezzo di corteggiamento: la vita del poeta elegiaco è una sorta di bohème. La poesia nasce dall’esperienza del poeta-amante e deve al tempo stesso assolvere a una funzione pratica: servire come mezzo di corteggiamento. Seduce l’amante con il miraggio della fama e della gloria immortale.
  • I Neoteroi e l’elegia: la poesia elegiaca ha un enorme debito nei confronti di Catullo e della poesia neoterica. Con essa condivide 1) la rivoluzione del gusto letterario : ricerca di raffinatezza formale, eleganza concisa (cercata specialmente da Properzio); 2) da Catullo specialmente eredita la rivolta morale : il gusto dell’ otium , della vita estranea all’impegno civile e politico, tesa a coltivare affetti provati e a farne l’oggetto dell’attività poetica. Di questa continuità la poesia elegiaca è consapevole e rende omaggio ai suoi progenitori.

Cornelio Gallo

Vita:

  • nacque da umile famiglia nel 69 a.C., in Gallia, a Forum Iulii (oggi Fréjus)
  • insieme a Virgilio a Roma (lo avrebbe poi aiutato a mantenere le proprietà mantovane al tempo delle distribuzioni ai veterani, dopo filippi)
  • si schierò con Ottaviano contro Antonio combattendo nel 30 in Egitto
  • dopo la vittoria fu nominato praefectus Aegypti
  • cadde in disgrazia perché si spinse a parlare con scarso riguardo di Augusto
  • fu condannato all’esilio e alla confisca dei beni
  • 26 a.C. non gli rimase che uccidersi
  • amicizia Gallo-Virgilio: Virgilio gli dedicò l’egloga 10, desumendo accenti e motivi dai versi dell’amico e con le sue lodi si doveva concludere il IV libro delle Georgiche, ma più tardi Virgilio cambiò il finale e, per ordine di Augusto, cambiò l’elogio con la favola di Aristeo.
  • (^) Fu probabilmente Gallo a dare all’elegia la sua forma propria, dandole un respiro e un movimento più ampio rispetto al breve epigramma, fondendo in esso dottrina mitologia e esperienza autobiografica.
  • Con lui la nuova elegia latina acquista autonomia e il suo carattere distintivo di poesia d’amore

Opere:

  • sappiamo che fu autore di 4 libri di elegie, pubblicate sotto il titolo di Amores, in cui cantava la sua passione per Licoride
  • Licoride: consueto pseudonimo poetico della donna amata, sotto cui pare si celasse la mima Volumnia, in arte Citeride, che avrebbe amato anche Antonio
  • Elementi centrali: elemento erotico + mitologia

mito: è tipico infatti dell’elegia di costruirsi un mondo ideale, uno spazio di evasione, di rifugio dalle amarezze delle delusioni. Di solito questa tensione trova sfogo nel mito, dove il poeta elegiaco proietta idealmente la propria esistenza, assimilandola a quella di grandi eroi. In Tibullo però il mondo del mito è assente, e la sua funzione è svolta dal mondo agreste. La campagna tibulliana è uno spazio di idillica felicità, di vita semplice e serena. Tibullo poi vagheggia questo scenario come una perduta e felice età dell’oro. È uno spazio stilizzato ma pervaso di accenni autobiografici (Tibullo bambino che corre per casa, ecc.).

Il vagheggiamento della pace:

è forte in Tibullo il bisogno di rifugio, di uno spazio intimo e tranquillo. Il tema della pace è dominante sua poesia. Vagheggia un mondo ideale, fatto di persone semplici e di una donna fedele. Ecco allora altri temi come l’antimilitarismo. Dietro i tratti di idillio bucolico (si sente l’influenza di Virgilio) la campagna di Tibullo ha un carattere italico col patrimonio di antichi valori agresti celebrati dall’ideologia arcaizzante del principato: qui Tibullo si trova di fronte alla contraddizione tipica della poesia elegiaca (dichiaratamente anticonformista e ribelle) e che solo Ovidio scioglierà.

Il Corpus Tibulliano:

  • i due codici più importanti di Tibullo si chiamano Ambrosianum e Vaticanum
  • il terzo libro fu diviso in due parti dagli umanisti e non è di Tibullo
  • i primi 6 componimenti del III libro sono scritti da un autore che utilizza lo pseudonimo di Ligdamo. Il nome è un nome greco e perciò un nome tipico di uno schiavo. Ma l’autore dice di essere un poeta, un uomo libero di antica famiglia romana e ci dice la sua data di nascita: il 43 a. C. (data di nascita di Ovidio). All’inizio si pensò che fosse Tibullo, ma l’ipotesi più ovvia è che sia stato il giovane Ovidio a scriverlo, anche se numerosi parallelismi con le opere di Ovidio farebbero pensare piuttosto ad un influsso di Ovidio su questo autore misterioso. Questi componimenti ruotano attorno alla dolorosa separazione dalla donna amata, Neèra.
  • Alle sei elegie di Ligdamo fanno seguito: un panegirico di Messalla e altri tredici componimenti attribuiti perlopiù a Tibullo che costituiscono il IV libro
  • Il panegirico a Messalla: un elogio di questo importante uomo politico
  • Le elegie 7-12 costituiscono un ciclo di brevi biglietti d’amore di una poetessa Sulpicia per Cerinto
  • Il Corpus Tibulliano, al di la dell’identità di alcuni autori, è un importante documento dell’ambiente culturale che fu il circolo di Messalla.

Properzio

Vita:

  • 49-47 a.C.: nacque in Umbria da una famiglia benestante, di rango equestre, ma che perse poi le sue terre
  • in condizioni disagiate il giovane Properzio si trasferì a Roma per tentare carriera politica
  • 29: già inserito nei circoli mondano-letterari e legato ad una donna elegante e spregiudicata: “Cinzia” (il cui vero nome, secondo Apileio, era Hostia)
  • l’altro evento importante nella sua vita: il contatto con Mecenate
  • (^) 28: dopo la pubblicazione del suo primo canzoniere: avvicinamento al circolo di Mecenate
  • familiarità con Virgilio e Ovidio
  • vita breve: probabilmente morto nel 16 a.C. (non ci sono più scritti dopo)

OPERE:

  • 4 libri di elegie:

primo libro:

  • pubblicato nel 28 a.C. noto col nome greco (trasmesso in alcuni manoscritti): MONOBIBLOS (= libro singolo).
  • 22 elegie
  • il libro si apre col nome di Cinzia e il fascino di questa donna raffinata sul poeta da vita a quasi tutte le elegie di questo libro
  • tema amoroso e non politico, niente interesse civile (nessun interesse per il nuovo assetto politico che Ottaviano andava costruendo a Roma)
  • unico accenno di tema civile: un ricordo del bellum Perusinum dove morì un parente del poeta e dato costituisce una specie di firma dell’autore nell’opera.
  • era consuetudine già nei poeti alessandrini e poi passata a Roma tra i neoteroi , dare a una raccolta di componimenti il nome della donna amata e celebrata
  • Properzio si presenta come prigioniero, da un anno, della passione per lei, e irrimediabilmente destinato, a causa sua, a una vita dissipata
  • Cinzia è una donna elegante, raffinata, ricca di cultura letteraria e musicale (lo pseudonimo creato dal poeta deriva da Cinto = un monte di Delo, sacro ad Apollo), che vive da cortigiana negli ambienti mondani, frequentati da uomini politici e letterati. Legarsi a una tale donna libera significa compromettersi socialmente. Quindi il poeta elegiaco si condanna a una condizione di degrado, rinunciando alla carriera e al decoro sociale.
  • donna amata: capricciosa e tirannica e infedele ma il poeta non vuole un amore libertino: come Catullo con Lesbia, egli vorrebbe configurare l’amore con lei come un foedus, un saldo vincolo garantito dagli dei e sostanziato da castitas, pudor e fides. La realtà è però altra e il poeta si lacera nella contraddizione: è affascinato dall’eleganza mondana della donna ma al tempo stesso cerca in lei semplicità e fedeltà.
  • nasce allora il bisogno di fuga evasione nel mondo puro del mito
  • amore come servitium ( ma il poeta amante si compiace della sua sofferenza)
  • amore che diventa centro unico dell’esistenza: Properzio porta all’estremo quella che era già stata la rivolta di Catullo il rifiuto del mos maiorum, del primato dei valori della civitas, per un’esistenza totalmente dedita all’amore
  • grande successo interessa da parte di Mecenate

Secondo libro:

  • 2 e 3 libro: probabilmente pubblicati separatamente, ma vicini
  • 34 elegie
  • nella prima elegia il libro contiene una traccia vistosa con l’ambiente di Mecenate (quindi il rifiuto, “ recusatio ”, della poesia epica e celebrativa) : Mecenate cercò di orientare Properzio verso forme poetiche nuove, di guadagnarlo come collaboratore alla politica culturale promossa dal regime. Qi queste pressioni, e della resistenza opposta dal poeta, si trova traccia nella recusatio: un elegante, ma fermo rifiuto (con cui si apre il libro).
  • Cinzia, con i suoi umori e i suoi amori e i suoi abbandoni è sempre al centro del libro
  • Elegia 10: si insinua un omaggio poetico al principe e ai suoi trionfi

TERZO LIBRO: