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La globalizzazione e la percezione della cultura cinese, in particolare l'arte cinese, attraverso la metafora di un villaggio. Il villaggio simboleggia la superficialità e l'arroganza culturale, dove l'ignoranza si aggrappa a immagini bidimensionali. Anche del ruolo del capitalismo occidentale e della necessità di comunicare con il villaggio attraverso l'arte e le parole. Il primo obiettivo è quello di diffondere la conoscenza della pittura cinese contemporanea al di fuori della cina.
Typology: Transcriptions
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Ci ritroviamo a vivere nell’epoca della globalizzazione, come tutti ci dicono con un click possiamo essere in Togo, con tre studiare il Sanscrito, con due sapere cosa succede in Bhutan, altri quattro ascoltare un pezzo suonato con il duduk e subito dopo ci guardiamo due dervishi roteanti. In mezza giornata siamo diventati esperti di musica armena, spiritualità sufi, geopolitica himalayana e in qualsiasi altro aspetto della cultura mondiale. Fantastico, finalmente un mondo senza barriere culturali, votato allo scambio e alla reciproca conoscenza. In questo Villaggio globale senza confini si balla la danza della superficialità, del tuttismo sciatto e dell’arroganza culturale, dove l’ignoranza si agghinda d’immagini bidimensionali, dove è stato abolito il concetto di saper di non sapere, pur non sapendo. Ah dimenticavo, nel Villaggio il capo è occidentale, gli usi e i costumi sono per la maggior parte occidentali, i mezzi linguistici e materiali di comunicazione sono occidentali, come quasi ogni espressione intellettuale e visione del mondo dei suoi abitanti. Gli abitanti tendenzialmente ignorano quello che si trova al di fuori del Villaggio, non per scelta, ma per condizione, non per mancanza di curiosità, ma per la limitatezza dei propri mezzi. Il Villaggio è davvero globale a livello fisico, davvero abbraccia tutta la superficie terrestre, ma appunto rimane in superficie, non approfondisce, e se approfondisce lo fa a modo suo, come lo farebbe nel centro da cui si è sviluppato. Infatti il Villaggio è antico e pieno di Storia e di Storie, sin da sempre ha a che fare con la multiculturalità, sempre in continua espansione e in traduzione, ma solo recentemente ha raggiunto lo status di globale. Il Villaggio è globale, quindi tutti sono i ben venuti però le regole da seguire sono quelle del capovillaggio. Ognuno può portare qualcosa da casa sua, ma dovrà comunque essere adeguato alla matrice del Villaggio. Con queste premesse è possibile affrontare ed analizzare infinite tematiche riguardanti l'effettivo stato della presunta globalizzazione, di come ad esempio si creda di conoscere differenti culture, ma che in realtà questa conoscenza non è basata che su uno spaccio di immagini vuote che vengono poi riempite dalla visione del mondo del capovillaggio sopracitato. Lo stesso vale per quel capitalismo merciaiolo che è arrivato in ogni angolo del globo, ma che riesce a dare il meglio di sé stesso solo se segue le necessità del Villaggio. Noi ci schieriamo contro a un’unica visione del mondo, infatti ce ne sono tante, quella che non affianca le diversità, ma che le traduce, che non le fa partecipare al dibattito con le proprie voci, ma che le accetta solo dopo un processo di metamorfosi, contro l'imperialismo dei gusti e dei costumi, dei metri di giudizio, dei mezzi espressivi, e dei concetti da esprimere, situazione che porta inevitabilmente ad un appiattimento culturale. Contro questo Villaggio che autoproclamatosi globale, non ha la capacità di vedere i villaggi vicini, poiché crede che tutti i villaggi possibili siano in lui. Noi in quanto sino-artisti (di origine non cinese, ma non necessariamente, che vivono in Cina, i quali si dedicano allo studio e alla pratica della pittura cinese, senza avere alle spalle una formazione artistica strutturata di matrice occidentale), ci soffermeremo su gli ambiti riguardanti la nostra sfera culturale, appunto quella dell'arte cinese, in particolare quelli riguardanti la pittura, con un occhio di riguardo per la pittura di paesaggio. La volontà principale è quella di comunicare con il Villaggio attraverso la nostra arte e le nostre parole, tentando di presentargli una delle tante zone d'ombra di cui è disseminato. Il nostro compito è quello di trovare un linguaggio che sia intellegibile al Villaggio
ma fedele al significato originale, senza smussarne le diversità, senza evitare scontri, senza addolcire la pillola. In questo modo sarà il Villaggio che farà lo sforzo di capire e solo in questo modo la comunicazione avrà successo. Infatti confidiamo nelle capacità del Villaggio di comprendere linguaggi non forgiati da lui. I motivi che ci spingono in questa campagna sono vari e l'erudizione non è uno di quelli, al massimo può essere un effetto collaterale. Uno dei più grandi problemi del Villaggio è che crede che solamente al suo interno esistano movimenti di progresso o evoluzioni, solo lui ha raggiunto lo status di moderno, coloro che non sono autoctoni provengono da una cultura statica, arretrata e ancorata al passato; senza l’utilizzo dei mezzi forgiati dal Villaggio e senza il suo spirito rivoluzionario nessuno può partecipare al dialogo della contemporaneità. Quindi, per entrare finalmente in argomento, nel Villaggio la pittura cinese è tradizionale, quindi legata al passato, inabile di evolversi, una cosa da libri di storia dell’arte, da museo, degna di rispetto, ma lo stesso rispetto che ricevono i reperti archeologici. Non esiste una concezione di una pittura cinese moderna o contemporanea, anche perché quando viene pronunciato il termine pittura cinese per qualche motivo viene sempre affiancato dall’aggettivo “tradizionale”, che chiaramente nega il concetto di modernità. L’arte cinese può definirsi moderna solamente se espressa attraverso mezzi e processi dell’arte moderna occidentale. Rivelazione! Esiste un’arte cinese moderna e contemporanea, sono almeno 1500 anni che la pittura cinese si evolve e continua ad evolversi. La Cina come è noto è estremamente grande, quindi vi sono molti centri di irradiazione culturale, per questo motivo esistono varie scuole all’interno della Cina che seguono diverse espressioni pittoriche, quindi si può addirittura parlare di pitture cinesi contemporanee. Ne segue il nostro primo obiettivo: diffondere la conoscenza della pittura cinese contemporanea al di fuori della Cina, dare voce ai grandi artisti del secolo scorso e ai nuovi giovani artisti. Perché è importante? Innanzi tutto per cercare di dare senso al termine di globalizzazione, ma soprattutto per arricchire il Villaggio e per ridimenzionare le sue idee di assolutismo intellettuale. L’arte cinese, insieme a tutte le altre espressioni intellettuali della Cina, si rifà ad un sistema di valori che dall’antichità è arrivato fino ai giorni nostri. Questo grande apparato di conoscenze ed idee ha influenzato ed influenza la visione del mondo di questo popolo e naturalmente anche le sue espressioni artistiche. Lo stesso discorso può essere riproposto in maniera generale anche all’evoluzione della mente occidentale, processo che probabilmente è stato meno coerente di quello cinese, che comunque ha portato alla formazione di varie espressioni di pensiero radicate nella concezione del mondo che il Villaggio ha forgiato durante la sua evoluzione. Ed è esattamente questo il punto chiave del nostro ragionamento, una volta che il sistema di interpretazione del mondo si instaura, è quasi impossibile uscirne, poiché è invisibile, i sui confini non sono riconoscibili, perché essendo l’unica cosa che si conosce si crede che sia l’unica cosa che esiste. Tanto per chiarificare, è come per quei poveracci incatenati nella caverna platonica, finché non arriverà qualcuno da fuori non saranno in grado di rendersi conto della loro condizione. Questo accadeva anche per la Cina fino alla metà del diciannovesimo secolo. La Cina si comportava come il Villaggio, era un altro Villaggio che non vedeva quelli che gli stavano fuori se non attraverso
questi nuovi valori. Non che il Villaggio ne sia del tutto all’oscuro, ma queste conoscenze sono nascoste nelle pubblicazioni accademiche, fruibili ai cultori della materia, ma molto lontane dal mondo dell’arte contemporanea o da chiunque altro. Per concludere verrà introdotto uno di questi aspetti intrinsechi all’arte cinese che potranno essere di grande aiuto e fonte d’ispirazione al nostro amato Villaggio. Perché la pittura di paesaggio è di grande valore nella contemporaneità e perché il Villagio dovrebbe rivalutarla? Infatti nella grande esperienza pittorica del Villaggio, la pittura di paesaggio come genere indipendente è nata tardi e morta presto. Già il fatto che in Cina è la più alta forma di pittura ed ha un millennio e mezzo di storia dovrebbe far porre delle domande su come probabilmente sia stata sottovalutata. In realtà non è stata sottovalutata, infatti non c’è un giusto e uno sbagliato in arte, è stata valutata secondo i mezzi che il Villaggio disponeva, secondo le concezioni e le idee, proprio per questo che, ribadisco, bisogna aprire le porte a nuovi sistemi di valori. L’arte non si può straniare dalla realtà in cui viene prodotta, e uno dei temi per noi molto importanti è quello dell’ecologia, infatti questo Villaggio ipercapitalista ha massacrato il mondo in cui viviamo e non pare voglia fare passi in dietro. Molti si sono già messi in moto per contrastare questa pazzia distruttiva, ma ancora la lotta è impari. Nel Villaggio recentemente si è parlato di estetica ambientale che si scaglia contro l’antropocentrismo per concertarsi sulle bellezze ambientali, quindi andando contro uno gli assiomi dell’estetica occidentale sin dall’antica Grecia, contro quella concezione che vede l’uomo come la creatura superiore e dominante nell’ecumene. Questo nuovo punto di vista, almeno per il Villaggio, è uno degli aspetti basilari dell’etica, filosofia ed estetica cinese, si ritrova nei testi alla base della cultura cinese, alla base del pensiero daoista e continuano ad essere ribaditi fino ai tempi moderni. Concezione che non si limita ad apprezzare le bellezze ambientali, ma che pone l’uomo allo stesso livello di ogni altra creazione della natura, nell’ Yi Zhuan (V secolo a.e.v.), un commentario all’ Yi Jing , è scritto che “la più grande virtù del cielo e della terra è la vita” ( 天地之大 德曰生), vale a dire che la più grande virtù è quella di creare un ambiente dove tutte le forme di vita possano coesistere in armonia. Anche per questo motivo nella pittura cinese non esiste la categoria della natura morta, infatti per l’artista cinese sarebbe un’assurdità dipingere soggetti privi di vita. Per questi e altri motivi il Villaggio gioverà all’apprendimento dell’arte cinese, per questi motivi la pittura di paesaggio ispirerà gli artisti del Villaggio, le bellezze della natura risveglieranno gli animi e metteranno in moto le menti. I confini del Villaggio incominceranno a comparire e finalmente si potrà incominciare ad abbatterli.