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Linguistica cinese Abbiati, Summaries of Linguistics

Linguistica Cinese, Abbiati riassunto.

Typology: Summaries

2020/2021

Uploaded on 09/07/2021

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Guida alla lingua cinese
Parlare in Cina
La lingua cinese è la lingua più diffusa e parlata in Cina.la popolazione cinese nel
2004 era di circa 1 miliardo e trecento milioni di persone: si compone di vari gruppi
etnici, di diverse culture, di diverse tradizioni e diverse lingue.
Solo i membri dell’etnia maggioritaria Hàn sono “cinesi“ a tutti gli effetti. Vi sono poi
altri 55 gruppi: minoranze etniche.
Le minoranze sono distribuite in aree linguistiche diverse in cui si parlano lingue
appartenenti a famiglie che mostrano di avere rapporti di parentela più o meno
stretti. Del tutto eccezionali sono i casi di minoranze prive di una loro lingua, i cui
membri hanno come loro lingua madre il cinese.
-prima area linguistica è individuabile nella fascia settentrionale del paese dove le
lingue appartengono al ceppo altaico e assomigliano al coreano e al giapponese;
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Guida alla lingua cinese

Parlare in Cina

La lingua cinese è la lingua più diffusa e parlata in Cina.la popolazione cinese nel 2004 era di circa 1 miliardo e trecento milioni di persone: si compone di vari gruppi etnici, di diverse culture, di diverse tradizioni e diverse lingue. Solo i membri dell’etnia maggioritaria Hàn sono “cinesi“ a tutti gli effetti. Vi sono poi altri 55 gruppi: minoranze etniche. Le minoranze sono distribuite in aree linguistiche diverse in cui si parlano lingue appartenenti a famiglie che mostrano di avere rapporti di parentela più o meno stretti. Del tutto eccezionali sono i casi di minoranze prive di una loro lingua, i cui membri hanno come loro lingua madre il cinese. -prima area linguistica è individuabile nella fascia settentrionale del paese dove le lingue appartengono al ceppo altaico e assomigliano al coreano e al giapponese;

  • seconda area linguistica include il Tibet e le regioni limitrofe orientali;
  • una terza area comprende le diverse lingue parlate nella Cina meridionale: oltre lingue di difficile classificazione, quali quella parlata dalla minoranza Bài stanziata nello Yunnan, in questa area si trovano lingue che fanno capo al ceppo tai, al ceppo miao-yao e al ceppo mon-khmer. L’area linguistica più vasta è quella centrale. La lingua cinese lì parlata e quella più diffusa in Cina, sia come distribuzione geografica, sia come numero di parlanti.

Cosa si intende con lingua cinese?

Con “lingua cinese” ci si riferisce a una delle lingue più antiche attualmente parlate.la lingua cinese è in assoluto la lingua più parlata al mondo. Consistenti insediamenti di parlanti cinesi si trovano in Indonesia, Malesia, Thailandia, in vari altri paesi asiatici, in Europa, America e Australia. Di uso frequente nella Repubblica popolare cinese è il termine Hànyu “lingua degli Hàn”, Che rimanda a un concetto etnico e culturale.altri termini molto impegnati nella Repubblica popolare cinese sono anche zhongwen “lingua cinese” e putonghua “lingua comune”. Nell’isola di Taiwan la lingua cinese è chiamata guoyu “lingua nazionale”. Huayu “lingua cinese” è invece il termine d’uso corrente a Singapore.

A che famiglia linguistica appartiene il cinese?

Il cinese appartiene alla grande famiglia delle lingue sino-tibetane, che comprende numerose lingue: cinese, tibeto-birmano, miao-yu e tai. Come le lingue tipo tibeto-birmane, il cinese è una lingua isolante, caratterizzata da parole in variabili, prive di flessioni: è una lingua monosillabiche e tonale perché i suoi morfemi sono contraddistinti da i toni, effetto di variazione di altezza, intensità e duratura del suono articolato.

Ci sono dialetti in Cina?

La lingua cinese presenta un gran numero di varietà geografiche. I dialetti mandarini del nord coprono una superficie pari a oltre tre volte quella coperta dalle varietà meridionali, parlate nelle regioni del sud-est. La grande diversificazione delle varietà dialettali meridionali e la relativa uniformità di quelle settentrionali sono conseguenza delle diverse caratteristiche, naturali e geografiche, delle rispettive aree di diffusione. La notevole varietà dei dialetti del sud è dovuta anche al preservarsi di tracce di substrati linguistici non sinici.

I diversi gruppi dialettali cinesi potrebbero essere considerati una famiglia di lingue. La lingua cinese e parlata da una comunità che condivide le stesse tradizioni e lo stesso patrimonio culturale ed è insediata in un paese che ha potuto garantire nei secoli la coesione della sua popolazione. Il popolo cinese è uno e parla una lingua, i popoli latini sono più di uno e parlano più lingue. Il riconoscimento dello status di dialetti alle forme regionali della lingua Hàn corrisponde alla coscienza condivisa da tutti cinesi di parlare varietà dialettali di una sola lingua.

Esiste una lingua parlata da tutti i cinesi?

Esiste una lingua nazionale: putonghua, la lingua standard che accomuna il continente. Circa il 97% della popolazione comprende il putonghua e circa l’80% è in grado di parlarlo. La lingua comune realmente parlata è una sorta di compromesso tra dialetto locale e lo standard ufficiale. Il putonghua esiste in quanto la maggioranza dei cinesi riconosce le forme del dialetto settentrionale come quelle più corrette. Il putonghua rappresenta la lingua unitaria del paese, più che una norma linguistica pratica. Sempre più persone conoscono il putonghua e se ne serve in una certa gamma di attività ufficiali e pubbliche, ma quelle stesse persone, in famiglia o nel linguaggio colloquiale, continueranno a parlare il dialetto. Questo fenomeno di diglossia è visto con notevole tolleranza dalle autorità, nella convinzione che l’uso del dialetto sia destinato a contrarsi e non sia in conflitto con l’unione del paese. Una situazione simile la si osserva a Taiwan, dove la lingua cinese, guoyu, non ha saputo ottenere pari riuscita nei confronti del dialetto locale, una varietà del min meridionale, che continua oggi ad essere utilizzato. Altro esempio è Hong Kong, ove fino al 1997 la lingua dell’amministrazione, istruzione e degli affari è stata l’inglese mentre il dialetto cantonese era la varietà linguistica d’uso comune del quotidiano.

C’era in passato una lingua parlata da tutti?

Si pensa che la prima forma di lingua franca si sia sviluppata nella tarda epoca Shang nella regione del basso corso del fiume giallo. Il dialetto di quell’aria continua ad

essere la base della lingua orale comune anche nei secoli seguenti. Nel IV secolo la capitale viene spostata a sud del fiume Yanzi. Lo standard orale meridionale comincio a segnare il passo solo quando venne consolidandosi il cosiddetto guanhua, Che sarebbe stato impiegato sempre più diffusamente come lingua franca nella gestione degli affari dello Stato a partire dal dal XV secolo. Si può dire che in passato sia esistita praticamente sempre una sorta di lingua comune. Mai si trattò di una lingua parlata da tutti, perché fu necessaria solo i membri appartenenti a classi più colte, i “mandarini”.

Quali sono i suoni della lingua cinese?

Le sillabe cinesi sono suddivise in: iniziale, costituita da una consonante (non obbligatoria); la finale, obbligatoria, costituita da uno o più vocali, e un eventuale terminazione consonantica. In cinese gli sono 23 consonanti, i cui suoni sono indicati con le lettere latine di trascrizione fonetica del pīnyīn. Tutte le consonanti possono essere iniziali di sillaba tranne due: la nasale velare ng e la retroflesso alveolare r. Solo tre consonanti possono presentarsi a chiusura della finale della sillaba: la nasale alveolare n , la nasale velare ng e la retroflessa r. Le semiconsonanti ricorrono a per introdurre le finale di sillaba che si aprono con una vocale alta. La semi consonante palatale Y introduce le finali, la semi consonante bilabiale W introduce quelle in uso e la semi consonante palatale y quelle in ü/u.

Il comporsi dei suoni consonantici, semi consonantici e vocalici generale diverse iniziali e finali. La consistenza numerica delle sillabe cinesi è superiore rispetto a quanto non risulti essere nella tabella. E questo non solo perché le sillabe vengono modulate con toni diversi che ne moltiplicano di fatto il numero, ma anche perché sono soggette a particolare tipo di rotacismo e, che si manifesta nel prolungamento retroflesso della finale con l’aggiunta della consonante alveolare r.

Cosa sono i toni?

I toni sono particolari modulazioni della voce ottenute contraendo i muscoli della laringe durante la fonazione. Si tratta di intonazioni che riguardano parole o sequenze di parole che hanno un effetto sulla curva melodica della frase. Solo le lingue che presentano variazioni modulate sulle singole sillabe sono dette tonale.in cinese esistono quattro toni, a ciascuno dei quali corrisponde una curva melodica specifica. Primo tono: modulato ad un’altezza costante collocato del terzo superiore della naturale estensione di voce del parlante (55). Secondo tono: modulato ad un’altezza che dalla metà della naturale estensione di voce del parlante cresce fino a raggiungerne il limite superiore. (35) Terzo tono: modulato ad un’altezza che si mantiene inizialmente prossima al limite inferiore della naturale estensione di voce del parlante per poi risalire fino a raggiungere un livello appena superiore a quello intermedio. (113) Quarto tono: modulato ad un’altezza che inizialmente raggiunge il limite superiore della naturale estensione di voce del parlante per poi diminuire fino ad approssimarsi al limite inferiore. (51) In alcuni casi la sillaba cinese può non presentare una modulazione di voce e si tratta di sillabe con tono neutro.

I toni si mantengono sempre uguali?

I toni non sono sempre modulati allo stesso modo. I diversi dialetti presentano aspetti tonale diversificati: i toni si differenziano, da una varietà dialettale ad un’altra, non solo nel numero, ma anche nella realizzazione acustica. Il tono neutro non è altro che una reazione acustica al contesto in cui sono viene messo. Reazione acustica di questo tipo non sono limitate solo al tono neutro ma rappresentano un fenomeno più generale, di proporzioni ben maggiori. La curva melodica di ogni tono è sottoposta una serie di modifiche che alternano l’assetto originale, allo scopo di adeguarlo al contesto tonale più ampio. Una prima modifica ha luogo per effetto del sandhi tonale, con il quale ci si riferisce ai cambiamenti di tono cui certe sillabe vengono sottoposte in alcuni contesti acustici. Un secondo fattore che contribuisce a modificare l’assetto tonale e l’accento, che cade in cinese sull’ultima sillaba tonica delle sequenze non separate da cause rilevanti. Punto di vista acustico, l’accento comporta una crescita nell’altezza, nella durata e nell’intensità dell’emissioni sonora. Un terzo elemento che contribuisce a modificare le caratteristiche acustiche dei toni all’atto della loro modulazione e l’intonazione delle frasi. Le modifiche prodotte dall’interazione di tre fattori considerati determinano l’assetto melodico finale della frase.

Tra il VII e il XIII secolo, i toni conobbero un significativo sviluppo, il quale avvenne per influenza della diversa qualità fonetica delle consonanti iniziali.

Com’è possibile conoscere i suoni del passato?

La natura non alfabetica del sistema di scrittura cinese rende ardua la ricostruzione fonologica della lingua nei suoi diversi stadi evolutivi. L’acquisizione del concetto di cambiamento fonologico fu una conquista non facile. L’indagine fonologica sul cinese antico trova la sua fonte primaria nei componimenti in versi del I millennio a. C. Le rime di questi componimenti sono fondamentali per l’analisi delle finali della lingua, ma fu poco produttiva per le iniziali. Per quanto riguarda la ricostruzione fonologica del cinese medioevale, la fonte primaria è costituita dal corpus di dari forniti dal più antico rimario pervenutoci, il Qièyùn. L’autore distinse ben 12000 caratteri e li classificò. La ricostruzione fonologica del cinese premoderno, 1324, codificò 5866 caratteri, secondo la pronunzia settentrionale dell’epoca. Data la natura delle fonti disponibili e la prossimità temporale, la ricostruzione fonologica del cinese premoderno presenta problemi che si incontrano nella ricostruzione della lingua medioevale e, ancor più, nella lingua antica. Se per la conoscenza del cinese medievale dialetti moderni sono un validissimo aiuto, per il cinese antico questo ausilio viene quasi del tutto meno. Nella ricostruzione fonologica dei cinesi medievali sono stati conseguiti risultati senza dubbio soddisfacenti. Ai suoni della lingua antica ci si è avvicinati proiettando a ritroso più di un migliaio di anni la pronuncia ricostruita dal cinese medievale