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Giuseppe Tomasi di Lampedusa e "Il Gattopardo", Study notes of Italian literature

Sintesi sulla vita di G. Tomasi di Lampedusa e scheda del romanzo con riassunto capitolo per parti ed informazioni essenziali.

Typology: Study notes

2022/2023

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Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Giuseppe Tomasi nacque aPalermoil 23 dicembre del1896. Rimase figlio unico dopo la
morte della sorella maggiore Stefania, avvenuta a causa di unadifterite. Fu molto legato alla
madre, donna dalla forte personalità, che ebbe grande influenza sul futuro scrittore mentre i
rapporti col padre non furono mai buoni.
Il casato dei Tomasi di Lampedusa è una diramazione della famigliaTomasida cui
discendono anche iLeopardidiRecanatie che la tradizione indica diorigini bizantine..
A partire dal1911Tomasi di Lampedusa frequentò illiceoaRomae in seguito a Palermo.
Nel1915s’iscrisse alla facoltà diGiurisprudenza, senza terminare gli studi. Nello stesso
anno venne chiamato alle armi, partecipò allaguerracome ufficiale d'artiglieriae
nelladisfatta di Caporettofu catturato dagliaustriaci, che lo imprigionarono inUngheria.
Riuscito a fuggire, tornò a piedi in Italia.
Dopo le sue dimissioni dalRegio Esercitocon il grado ditenente, ritornò nella sua casa
inSicilia, alternando al riposo qualche viaggio, sempre in compagnia della madre, che non
lo abbandonava mai, e svolgendo studi sulle letterature straniere. Nel 1925, insieme al
cuginoLucio Piccolo, si recò aGenova, dove si trattenne circa sei mesi, collaborando alla
rivista letterariaLe opere e i giorni.
ARiga, il 24 agosto1932, sposò in una chiesaortodossala studiosa
dipsicoanalisiAlexandra, baronessa von Wolff-Stomersee, dettaLicy, figlia del
baronetedesco del BalticoBoris von Wolff-Stomersee .
Nel1940venne richiamato alle armi, ma, essendo a capo dell'azienda agricola ereditata, fu
presto congedato. Si rifugiò così con la madre aVilla Piccolo(Capo d'Orlando), dove poi li
raggiunseLicy, per sfuggire ai pericoli dellaguerra. La madre, che era da poco tornata a
Palermo, morì nel1946.
Nel1953iniziò a frequentare un gruppo di giovani intellettuali, dei quali facevano
parteFrancesco OrlandoeGioacchino Lanza di Assaro. Con quest'ultimo instaurò un buon
rapporto affettivo, tanto da adottarlo qualche anno dopo. Da quel momento in poi
Gioacchino Lanza fu chiamatoGioacchino Lanza Tomasi.
Tomasi di Lampedusa fu spesso ospite presso il cuginoLucio Piccolo, col quale si recò
nel1954aSan Pellegrino Termeper assistere a un convegno letterario, cui il parente poeta
era stato invitato per ritirare il primo premio di un concorso letterario. Lì conobbeEugenio
MontaleeMaria Bellonci. Si dice che fu al ritorno da quel viaggio che iniziò a scrivereIl
Gattopardo, ultimato due anni dopo, nel1956.
All'inizio il manoscritto delGattopardonon fu preso in considerazione dalle case
editriciMondadorieEinaudi, alle quali era stato inviato in lettura, e i rifiuti riempirono
Tomasi di Lampedusa di amarezza. Questo perché il manoscritto fu giudicato
negativamente daElio Vittorini, all'epoca influente lettore per Mondadori.
Nel1957gli fu diagnosticato untumore ai polmoni; morì il 23 luglio, non prima di aver
adottato come erede l'allievo e lontano cuginoGioacchino Lanza di Assaro. Il romanzo fu
pubblicato postumo nel novembre del1958, quandoElena Crocelo inviò aGiorgio Bassani,
che lo fece pubblicare presso la casa editriceFeltrinelli. Nel1959il romanzo vinse ilPremio
Strega.
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Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Giuseppe Tomasi nacque a Palermo il 23 dicembre del 1896. Rimase figlio unico dopo la morte della sorella maggiore Stefania, avvenuta a causa di una difterite. Fu molto legato alla madre, donna dalla forte personalità, che ebbe grande influenza sul futuro scrittore mentre i rapporti col padre non furono mai buoni. Il casato dei Tomasi di Lampedusa è una diramazione della famiglia Tomasi da cui discendono anche i Leopardi di Recanati e che la tradizione indica di origini bizantine.. A partire dal 1911 Tomasi di Lampedusa frequentò il liceo a Roma e in seguito a Palermo. Nel 1915 s’iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, senza terminare gli studi. Nello stesso anno venne chiamato alle armi, partecipò alla guerra come ufficiale d'artiglieria e nella disfatta di Caporetto fu catturato dagli austriaci, che lo imprigionarono in Ungheria. Riuscito a fuggire, tornò a piedi in Italia. Dopo le sue dimissioni dal Regio Esercito con il grado di tenente, ritornò nella sua casa in Sicilia, alternando al riposo qualche viaggio, sempre in compagnia della madre, che non lo abbandonava mai, e svolgendo studi sulle letterature straniere. Nel 1925, insieme al cugino Lucio Piccolo, si recò a Genova, dove si trattenne circa sei mesi, collaborando alla rivista letteraria Le opere e i giorni. A Riga, il 24 agosto 1932 , sposò in una chiesa ortodossa la studiosa di psicoanalisi Alexandra, baronessa von Wolff-Stomersee, detta Licy , figlia del barone tedesco del Baltico Boris von Wolff-Stomersee. Nel 1940 venne richiamato alle armi, ma, essendo a capo dell'azienda agricola ereditata, fu presto congedato. Si rifugiò così con la madre a Villa Piccolo (Capo d'Orlando), dove poi li raggiunse Licy , per sfuggire ai pericoli della guerra. La madre, che era da poco tornata a Palermo, morì nel 1946. Nel 1953 iniziò a frequentare un gruppo di giovani intellettuali, dei quali facevano parte Francesco Orlando e Gioacchino Lanza di Assaro. Con quest'ultimo instaurò un buon rapporto affettivo, tanto da adottarlo qualche anno dopo. Da quel momento in poi Gioacchino Lanza fu chiamato Gioacchino Lanza Tomasi. Tomasi di Lampedusa fu spesso ospite presso il cugino Lucio Piccolo, col quale si recò nel 1954 a San Pellegrino Terme per assistere a un convegno letterario, cui il parente poeta era stato invitato per ritirare il primo premio di un concorso letterario. Lì conobbe Eugenio Montale e Maria Bellonci. Si dice che fu al ritorno da quel viaggio che iniziò a scrivere Il Gattopardo , ultimato due anni dopo, nel 1956. All'inizio il manoscritto del Gattopardo non fu preso in considerazione dalle case editrici Mondadori e Einaudi, alle quali era stato inviato in lettura, e i rifiuti riempirono Tomasi di Lampedusa di amarezza. Questo perché il manoscritto fu giudicato negativamente da Elio Vittorini, all'epoca influente lettore per Mondadori. Nel 1957 gli fu diagnosticato un tumore ai polmoni; morì il 23 luglio, non prima di aver adottato come erede l'allievo e lontano cugino Gioacchino Lanza di Assaro. Il romanzo fu pubblicato postumo nel novembre del 1958 , quando Elena Croce lo inviò a Giorgio Bassani, che lo fece pubblicare presso la casa editrice Feltrinelli. Nel 1959 il romanzo vinse il Premio Strega.

Curiosamente, anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa morì lontano da casa come il suo antenato protagonista de Il Gattopardo. Informazioni sul romanzo: “Il Gattopardo” (1958). 1) Riassunto per capitoli Parte 1 Viene presentato il principe Fabrizio di Salina, un ricco siciliano di antiche origini patrizie, la cui casata, rappresentata da un gattopardo, è sempre stata rispettata dagli abitanti dei propri feudi. Fabrizio, alle dipendenze di Ferdinando, re delle due Sicilie, monarchia ormai in declino, è un pater familias , e ha in sé tutti i poteri decisionali. Inoltre ha inclinazioni alla matematica e all’astronomia, disciplina che gli aveva già fruttato riconoscimenti pubblici. Forte della sua autorevolezza, disprezza persino i suoi cari per la loro piattezza morale; unica eccezione è il nipote Tancredi, in cui vede un giovane gattopardo, così come era stato lui in passato. Nel maggio del 1860, dopo lo sbarco di Garibaldi in Italia, che vede così il definitivo tramonto del suo ceto, Tancredi si arruola nelle file garibaldine capendo che le forze che un tempo dominavano la vita ora devono adeguarsi al nuovo corso politico e sociale se vogliono evitare gli esiti rivoluzionari. Bisogna insomma cambiare le apparenze per lasciare immutati i rapporti di sfruttamento tra padrone e servo. Parte 2 Don Fabrizio e la sua famiglia si recano nella tenuta di Donnafugata, residenza estiva del principe. All’arrivo sono accolti da tutto il paese con una cordialità innaturale che faceva già presagire il decadimento del loro prestigio. Prima di entrare in casa partecipano alla messa nella chiesa locale, e dopo Don Fabrizio dà un grande ricevimento in cui invita le personalità più influenti di Donnafugata, fra cui Don Calogero Sedara e la figlia Angelica, di cui Tancredi si innamora. Parte 3 Il principe trascorre così a Donnafugata le sue serate cacciando, un rituale che non lo soddisfa per i risultati della caccia stessa, ma per quelle piccole azioni che deve compiere. Tancredi, da Caserta, informa con una lettera Don Fabrizio dell’intenzione di sposare Angelica, e gli chiede di riferirlo al padre della ragazza. Si svolge poi il plebiscito sull’annessione della Sicilia al Piemonte, vinto all’unanimità. Il Principe e l’organista Don Ciccio si recano nuovamente a caccia, e parlano così dei risultati del plebiscito. Don Fabrizio viene a sapere che Don Ciccio ha votato no e che quindi ne sono stati falsati gli esiti. Infine Don Fabrizio fa venire a casa Don Calogero e chiede per conto di Tancredi la mano di Angelica. Parte 4 Uno degli ultimi giorni del soggiorno a Donnafugata torna Tancredi; i Garibaldini si erano sciolti e lui era entrato nell’esercito del re di Savoia. Dopo alcuni giorni arriva Angelica, e assieme trascorrono dei bei momenti. Il governo piemontese invia poi a Donnafugata Chevalley, che offre al principe la carica di senatore del Regno d’Italia, che viene però rifiutata, ritenendo inutile ogni tentativo di miglioramento della Sicilia; infatti, le numerose invasioni subite avevano ormai spento nei siciliani quella voglia di cambiare, ora necessaria.

ugualmente apprezzabile, per via del ritrovamento nel medesimo luogo del cadavere di un giovane soldato. Sono presenti alcuni flashback. Il più lungo è quello situato nella parte 5, dove Padre Pirrone è il protagonista di una rilevante digressione.

  1. Tempo La vicenda si svolge da maggio 1860 a maggio 1910.
  2. Durata La storia dura circa 50 anni con alcuni salti cronologici.
  3. Spazio La storia avviene a Palermo e Donnafugata.
  4. Tecniche narrative Le sequenze sono prevalentemente riflessive, anche se abbondano quelle descrittive.
  5. Stile e lessico Lo stile è direttamente collegato alla varietà degli aspetti dell’opera, poiché l’autore adegua i suoi toni alle situazioni di ciascun momento. La varietà del linguaggio è dovuta anche al fatto che Tomasi cerca di adattarlo ai vari personaggi e alle circostanze: così si ha la parlata napoletana colorita e scherzosa del re di Napoli e quella ironica e spregiudicata di Tancredi, il linguaggio oratorio di padre Pirrone e le espressioni plebee e realistiche dei contadini.
  6. Personaggi più importanti DON FABRIZIO, IL PRINCIPE: serio e saggio aristocratico siciliano di mezza età, di origine tedesca. Egli viveva in perpetuo scontento. La moglie di Don Fabrizio è Maria Stella da cui egli ebbe cinque figli: Paolo, Concetta, Caterina, Carolina e Francesco Paolo. Nel romanzo si parla soprattutto di Concetta, lasciando agli altri figli un ruolo secondario. CONCETTA: giovane non bella, timida e riservata. Figlia del Principe, nel romanzo si innamora di Tancredi. TANCREDI (PRINCIPE DI FALCONIERI): nipote di Don Fabrizio che egli preferiva agli stessi figli. Era stato affidato al principe dopo essere diventato orfano a soli quattordici anni. ANGELICA SEDARA: bella ragazza diciassettenne innamorata di Tancredi. Angelica è figlia di Don Calogero, il principe di Donnafugata. PADRE PIRRONE: Padre Gesuita molto legato alla famiglia del Principe.
  7. Temi Attraverso l’analisi del romanzo di Tomasi di Lampedusa emergono diverse tematiche che l’autore ha desiderato evidenziare.
  • Un tema molto ricorrente è quello della morte inevitabile per chiunque. Insieme a questo emerge spesso il disfacimento degli individui.
  • Il carattere dei siciliani, molto tradizionalisti. Non sono disposti a cambiare le cose, perché probabilmente impauriti da ciò che non conoscono.
  • Il disprezzo che provano i nobili nei confronti dei borghesi (nel romanzo Don Fabrizio e Don Calogero rappresentano le due categorie).
  • L’ascesa, durante quel periodo, della classe borghese contro la perdita di potere di quella nobiliare. La causa di tale fenomeno è la maggiore attività della classe in crescita, più intraprendente, più motivata a ottenere vittorie.
  1. Messaggio dell’autore Il messaggio è di immobilismo, rassegnazione e amarezza per il tramonto e la fine di un epoca e per il passare impietoso del tempo e il sopraggiungere della morte. Il tutto è contestualizzato nel carattere decadente del protagonista Don Fabrizio, dove il giudizio che emerge dai suoi discorsi, definitivo e immodificabile, e lo sconforto verso la realtà italiana sono abbastanza espliciti.