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9 orazio, Study notes of Literature

riassunto vita e opere di Orazio

Typology: Study notes

2014/2015

Uploaded on 10/27/2015

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QUINTO ORAZIO FLACCO
VITA:
nacque nel 65 a.C. a Venosa, una colonia militare romana
famiglia modesta: il padre era un liberto (probabilmente un ex schiavo pubblico), più tardi si trasferì
a Roma
nonostante la modesta condizione sociale, ad Orazio fu data la migliore educazione: primi studi nella
scuola locale, il padre lo portò a Roma, dove frequentò la scuola del grammatico Orbilio (ammiratore
dei poeti arcaici): Orazio lo chiamerà plagosus perché frustava gli scolari per convincerli a studiare
attorno ai vent’anni Orazio si recò in Grecia per perfezionare li studi
ad Atene approfondì le conoscenze filosofiche
la sua carriera di studente fu traumaticamente interrotta: gli uccisori di Cesare avevano fatto della
Grecia la loro principale base di operazione, e Orazio, fresco di studi filosofici, fu attratto dagli ideali
di libertas e lusingato da brillanti prospettive di carriera. Si arruolò nell’armata di Bruto ricevendo
il comando di una legione e il titolo di tribuno militare (non era poco per un figlio di un liberto)
42 a. C. : la rotta di Filippi interruppe la sua carriera militare
41 a.C. : poté tornare a Roma grazie ad un’amnistia ed egli divenne uno scriba questorius per
guadagnarsi da vivere.
Iniziò anche a scrivere versi entrando in contatto con poeti e letterati
38 a.C. probabilmente Virgilio e Vario lo presentarono a Mecenate, ministro di Ottaviano, uomo di
lettere e protettore dei letterati
nove mesi dopo Mecenate lo ammise nel circolo dei suoi amici
33 a. C. probabilmente Mecenate gli donò un podere nella campagna sabina, fonte per lui di
tranquillità economica e apprezzato rifugio dagli affanni della vita romana
da quel momento la sua vita scorse senza eventi significativi (evviva!)
le sue opere furono pubblicate sotto il patrocinio di Mecenate e più tardi di Augusto stesso
con Augusto Orazio fu in relazione abbastanza stretta
morì pochi mesi dopo Mecenate, nel novembre dell’8 a.C.
FONTI: Orazio stesso, le sue opere sono disseminate di notizie autobiografiche e allusioni alla vita
contemporanea.
LE OPERE:
epodi
satire
odi
epistole
Epodi:
17 componimenti
pf3
pf4
pf5

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QUINTO ORAZIO FLACCO

VITA:

  • nacque nel 65 a.C. a Venosa , una colonia militare romana
  • famiglia modesta : il padre era un liberto (probabilmente un ex schiavo pubblico), più tardi si trasferì a Roma
  • nonostante la modesta condizione sociale, ad Orazio fu data la migliore educazione: primi studi nella scuola locale, il padre lo portò a Roma, dove frequentò la scuola del grammatico Orbilio (ammiratore dei poeti arcaici): Orazio lo chiamerà plagosus perché frustava gli scolari per convincerli a studiare
  • attorno ai vent’anni Orazio si recò in Grecia per perfezionare li studi
  • ad Atene approfondì le conoscenze filosofiche
  • la sua carriera di studente fu traumaticamente interrotta: gli uccisori di Cesare avevano fatto della Grecia la loro principale base di operazione, e Orazio, fresco di studi filosofici, fu attratto dagli ideali di libertas e lusingato da brillanti prospettive di carriera. Si arruolò nell’armata di Bruto ricevendo il comando di una legione e il titolo di tribuno militare (non era poco per un figlio di un liberto)
  • (^) 42 a. C. : la rotta di Filippi interruppe la sua carriera militare
  • 41 a.C. : poté tornare a Roma grazie ad un’amnistia ed egli divenne uno scriba questorius per guadagnarsi da vivere.
  • Iniziò anche a scrivere versi entrando in contatto con poeti e letterati
  • 38 a.C. probabilmente Virgilio e Vario lo presentarono a Mecenate, ministro di Ottaviano, uomo di lettere e protettore dei letterati
  • nove mesi dopo Mecenate lo ammise nel circolo dei suoi amici
  • 33 a. C. probabilmente Mecenate gli donò un podere nella campagna sabina, fonte per lui di tranquillità economica e apprezzato rifugio dagli affanni della vita romana
  • da quel momento la sua vita scorse senza eventi significativi (evviva!)
  • (^) le sue opere furono pubblicate sotto il patrocinio di Mecenate e più tardi di Augusto stesso
  • con Augusto Orazio fu in relazione abbastanza stretta
  • morì pochi mesi dopo Mecenate, nel novembre dell’8 a.C.

FONTI: Orazio stesso, le sue opere sono disseminate di notizie autobiografiche e allusioni alla vita contemporanea.

LE OPERE:

  • epodi
  • satire
  • odi
  • epistole

Epodi:

  • 17 componimenti
  • scritti fra il 41 e il 30 a.C.
  • pubblicati insieme al II libro delle Satire
  • il nome rimanda alla forma metrica : l’ epodo è il verso più corto che segue un verso più lungo, formando con esso un distico
  • (^) Orazio li chiama iambi (giambi) facendo riferimento al ritmo che prevale negli Epodi e alludendo al recupero del tono aggressivo che fin dalle origini era tradizionalmente associato alla poesia giambica greca
  • La raccolta è caratterizzata da una varietà di argomenti
  • Componimento proemiale indirizzato a Mecenate (Orazio si dichiara pronto a condividere con l’amico qualunque pericolo…forse quelli connessi con la spedizione di Azio?)
  • Si possono distinguere vari gruppi: i carmi di invettiva (8 e 12 contro una donna vecchia e vogliosa, il 5 e il 17 contro la strega Canidia, il 10 contro un poetastro, il 3 è un’invettiva scherzosa contro l’aglio e Mecenate che glielo ha imbandito, gli epodi erotici, gli epodi civili ( 7 e 16: deprecazione della guerra fratricida, 9: celebrazione della guerra di Azio), e un epodo “gnomico”: il 13 un invito a bere in una giornata d’inverno. E l’ambiguo epodo 2: un elogio della vita rustica fatta da un usuraio ipocrita.
  • È la raccolta giovanile, ed è legata al periodo dopo l’esperienza di Filippi. Situazione di disagio asprezze polemiche, toni carichi, linguaggio poetico violento. Questa raccolta è un caso isolato nella produzione di Orazio (il poeta di solito si caratterizza per: buon gusto, distacco dalle passioni, senso della misura).
  • L’epodo 10: è famoso perché è un carme di buon viaggio al rovescio Orazio augura a Mevio di fare un naufragio

Le satire:

  • libro di 10 componimenti
  • dedicato a Mecenate
  • pubblicato nel 35 a.C.
  • nel 30, insieme agli Epodi, appare il secondo libro delle Satire (solo 8 componimenti , ma l’ultimo molto più lungo degli altri)
  • argomenti vari : alcune di argomento letterario, 1,1: incontentabilità umana e avarizia, 1,2: contro l’adulterio (e quindi contro l’epicureismo), 1,3: sull’indulgenza nei confronti dei difetti, 1, 6: una riflessione sulla propria condizione sociale e sui rapporti con Mecenate, …
  • (^) La satira è un genere tutto romano : Quintiliano non riusciva a indicare autori greci che fossero serviti come punto di riferimento agli autori di questo genere letterario e disse: satura tota nostra est. Orazio indica in Lucilio l’inventore del genere. C’era una antica satura drammatica (un’azione scenica rudimentale accompagnata da un flauto, con mimica e danza e aggressioni buffonesche, ma se ne sa poco) e Ennio aveva scritto una satira (ma anche qui se ne sa poco). Si ritiene in genere che le sue Satire fossero caratterizzate dalla varietà (di metro, stile e contenuto) e prevedessero spunti autobiografici, aneddoti, favole, dialoghi,... Ma Orazio non nomina Ennio e anche Quintiliano lo escluderà dalla linea che va da Lucilio, ad Orazio, a Persio e a Giovenale.
  • LUCILIO: era quindi visto come colui che aveva fissato i tratti costitutivi della poesia satirica. A lui risaliva una scelta fondamentale: la scelta dell’ esametro come forma metrica della satira. Ma soprattutto Lucilio aveva praticato questo genere come strumento dell’aggressione personale, della critica, soprattutto contro il ceto dirigente. Nella sua poesia aveva posto una grande varietà di temi e di interessi: polemiche letterarie, discussioni filosofiche, … ma il più importante di tutti era l’elemento autobiografico. La satira Luciliana ospitava infatti personaggi e osservazioni connesse alla vita personale del poeta.
  • La disposizione dei carmi all’interno della raccolta è importante: come i poeti greci alessandrini, il secondo e il penultimo posto erano privilegiati, come anche quello centrale. Le odi di apertura e di chiusura sono indirizzate a personaggi di riguardo (Mecenate, Pollione, Augusto).
  • Quasi sempre le odi di Orazio hanno un’impostazione dialogica , sono rivolte ad un “tu” che può essere un personaggio reale o immaginario, un Dio o una Musa, perfino un oggetto inanimato.
  • In Orazio e nei poeti augustei la dipendenza dai Greci è molto viva, e viene esibita in dichiarazioni poetiche: negli Epodi Orazio si dichiara erede di Archiloco, per la sua produzione lirica si dichiara “l’Alceo romano”. L imitazio della poesia latina è obbedienza alla lex operis (le regole che organizzano il genere letterario in cui il poeta vuole operare). L’imitazione per i latini non è un ostacolo, ma una componente del linguaggio poetico.
  • Orazio e gli altri poeti latini, se erano consapevoli della discendenza letteraria, erano però anche molto gelosi del loro originale contributo e se ne facevano vanto.
  • Orazio è orgoglioso di aver per primo divulgato i modi di Alceo con le sue odi, ma richiede per questo l’apprezzamento che spetta a colui che apre vie sconosciute.
  • (^) Il “ motto ”: un tratto caratteristico del modo in cui Orazio intende il rapporto con la lirica greca e con Alceo, è la ripresa dello spunto iniziale di un componimento. Diverse odi partono da una ripresa evidente, poi però il poeta procede con una maniera propria e il modello viene quasi dimenticato.
  • Differenze tra Orazio e Alceo: i versi di Alceo erano espressione di amori e odi di un aristocratico di Lesbo impegnato in prima persona nelle aspre lotte politiche della sua città. È quindi legata a vere e proprie occasioni sociali. Inoltre è caratteristica la semplicità di temi e di linguaggio. In Orazio invece l’interesse per la res publica è quello di un intellettuale che vive al riparo dei potenti signori di Roma. La lirica oraziana è scritta per la letteratura, descrive spesso situazioni immaginate o stilizzate e aspira a un grado molto elevato di raffinatezza letteraria.
  • (^) Il ruolo centrale della meditazione nella lirica oraziana: è molto importante la cultura filosofica. Non si tratta di una vera e propria ricerca morale fondata sull’osservazione critica degli altri. In un certo senso si può dire che le Odi cominciano dove le Satire finiscono. Sono una raccolta meditazione su poche fondamentali conquiste di saggezza (soprattutto epicurea). A queste nozioni elementari, che devono parecchio al buon senso comune, Orazio ha saputo dare una formulazione tanto nitida e incisiva da consegnarle all’eredità della cultura europea.
  • (^) 2 poli centrali:
  • 1) Il punto centrale è la coscienza della brevità della vita , che comporta la necessità di appropriarsi delle gioie del momento, senza perdersi nell’inutile gioco delle speranze, dei progetti o delle paure.
  • In Orazio il carpe diem non è un banale invito al godimento, ma (come anche in Epicuro) l’invito al piacere non è separato dalla consapevolezza che quel piacere stesso è caduco, come caduca è la vita dell’uomo. I beni già goduti e la felicità già vissuta possono fare da barriera di fronte all’incalzare della morte.
  • Questa meditazione si può tradurre in canto della propria felicità: la felicità della condizione del poeta-saggio ( autarkeia ), del poeta libero dai tormenti della follia umana e benedetto dalla protezione degli dei.
  • Secondo Orazio si deve cercare la felicità data dalla saggezza, dalla serenità, dall’equilibrio, dalla padronanza di se, dall’ aurea mediocritas di chi sa fuggire gli eccessi e adattarsi a tutte le fortune. Ma questo stato va sempre ricercato: la saggezza è una faticosa conquista. Anche perché bisogna lottare contro cose negative come le passioni, le debolezze umane, la vecchiaia, la fugacità del tempo e la morte.
  • 2) l’altro polo: il tema civile. Temi civili e nazionali: celebrazione dei personaggi, avvenimenti e miti del regime di Augusto. La presenza di questo tema rispondeva anche alle profonde esigenze personali, ben radicate in una generazione che, dopo le lacerazioni delle guerre civili, guardava con speranza ed entusiasmo al principe vincitore e garante della pace. Orazio fu cantore della grandezza di Roma, conosce la celebrazione e l’encomio, ma la sua poesia non fu di propaganda (restò per esempio leale verso la causa “repubblicana” e ai suoi eroi sventurati e seppe riconoscere la virtus anche nel più odioso dei nemici es: descrizione di Cleopatra che affronta con coraggio la morte). Più che di encomio, si tratta di sincera gratitudine nei confronti del pacificatore dell’impero.
  • Ideologia augustea e moralismo oraziano: la lirica civile oraziana condivide l’impostazione moralistica dell’ideologia augustea la crisi era derivata dalla decadenza dei costumi, dall’abbandono dei valori etico-politici e religiosi che avevano fatto la grandezza di Roma.
  • La ricerca morale di Orazio: critica il lusso, le stravaganze e le follie, ammira la virtus , e apprezza la razionalità contro le forze del caos.
  • Orazio concilia la sfera pubblica e quella privata: la pubblica ricorrenza ora è anche occasione di gioia privata per il poeta.
  • C’è però una varietà di temi nelle odi: si tratta di una varietà funzionale alle diverse “occasioni”, che saranno poi classificati come “generi”.
  • Quasi un quarto delle odi posso essere classificate come erotiche. La poesia amorosa di Orazio, a differenza di quella di Catullo e degli elegiaci, si nutre del distacco ironico dalla passione. L’amore viene analizzato come un rituale, con distacco ed ironia.
  • Non si può però sempre collocare un’ode in un tipo ben definito, per via della contaminazione delle categorie liriche: il poeta ama contaminare in un medesimo componimento, categorie liriche diverse (secondo il procedimento alessandrino dell’ “incrocio fra generi”).
  • Temi ricorrenti : 1) il paesaggio (è stilizzato, un locus amoenus, un piacevole paesaggio italico), 2) l’ angulus come luogo di poesia ( i luoghi più oraziani sono quelli racchiusi nel piccolo podere personale, spazio caro perché noto e sicuro, inattaccabile è simbolo dell’esperienza del poeta, della sua esperienza poetica.), 3) l’amicizia (fornisce alle singole odi più destinatari, ciascuno con la sua specificità di amico), 4) la vocazione poetica (il vates si sente in rapporto con le muse e le altre divinità ispiratrici)
  • Lo stile delle Odi:
    1. perfetta semplicità
    2. l’arte della iunctura (collocare accortamente le parole nel verso secondo una strategia in modo tale che perfino parole usuali, ricevendo una propria evidenza, vengono percepite come se fossero nuove)
    3. la sobrietà e la limpidezza (lo sforzo linguistico innovativo è ridotto al minimo: poche neoformazioni) ma massima espressività: la variatio è il principio stilistico più importante.

Le epistole:

  • il libro delle epistole è pubblicato nel 20 a.C.
  • 20 componimenti in esametri
  • l’epistola proemiale è dedicata a Mecenate ed è una specie di presentazione-giustificazione della nuova forma letteraria
  • Nel II libro delle epistole: questo aspetto didascalico si accentua. Orazio interviene nel dibattito letterario con autorità che gli è garantita dal suo prestigio e dal suo personale rapporto con Augusto. Diventa così critico letterario. Augusto è proprio l’interlocutore primario di questi discorsi sull’arte e sulla letteratura. Augusto vedeva con favore una produzione letteraria nazionale e popolare. Alla richiesta di un poema epico-storico aveva risposto l’Eneide, rimaneva ora aperta la questione del teatro latino.
  • La questione del teatro latino: è centrale nelle epistole letterarie di Orazio. Nella prima epistola del II libro egli polemizza contro il favore indiscriminato concesso ai poeti del teatro romano arcaico. In una specie di disputa tra antichi e moderni Orazio si schiera con i moderni. Egli resiste così alle preferenze di Augusto e raccomanda al principe un’attenzione benevola per la poesia destinata alla lettura, l’unica che possa raggiungere secondo lui i livelli di eccellenza formale che la cultura e il prestigio della Roma augustea richiedevano. Orazio dimostra di non nutrire fiducia in una vera rinascita del teatro, poiché un pubblico meno selezionato e raffinato di quello a cui si rivolge la letteratura scritta non può apprezzare una produzione drammatica di qualità.
  • L’Ars Poetica: analisi sull’arte e sulla poesia. Tratta i problemi della letteratura drammatica.

A. Con l’Ars poetica Orazio da il proprio contributo teorico alla questione del teatro. Egli resta fedele ai suoi principi predicando un’arte raffinata e colta. B. Nel quadro di queste riflessioni Orazio ha occasione di tracciare preziosi trattati di storia della cultura e della letteratura sia greca che romana e di dare interessanti squarci sulla “vita quotidiana” del letterato romano e dei circoli letterari della capitale.